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Intervista a Ryan Hamilton, l’artista texano si racconta a CronacaTorino con “Paper Planes”

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Cover photo by The Horse Doctor

Oggi CronacaTorino vi porta alla scoperta di un nuovo straordinario artista. Ryan Hamilton, infatti, è un figlio del Texas che vuole conquistare il mondo armato di simpatia, talento e la sua chitarra. Un rock coinvolgente che ascolti a ripetizione.
Proprio il musicista della Wicked Cool Records di Steve Van Zandt ci racconta il nuovo singolo “Paper Planes” e i progetti per il futuro. Ecco cosa ci ha raccontato:

Ciao Ryan, come stai? Come nasce “Paper Planes”?
Sto benissimo, grazie. “Paper Planes” è nata dal testo e dalla melodia. “Piega le tue preoccupazioni in aeroplanini di carta e guardale volare via” è spuntata di colpo nel mio cervello. Ecco come sembrano apparire tutte le mie canzoni. Dal nulla. (ride)

Come funziona il tuo processo creativo? Da dove viene l’ispirazione?
Non credo sia un processo, le canzoni sembrano apparire e basta. Prendo una penna, il mio telefono o una chitarra e aspetto. Prego solo di riuscire a documentare la canzone in modo tempestivo, prima che l’idea evapori nell’etere.

 

Come stanno andando i concerti nel Regno Unito?
Stanno andando alla grande. Il Regno Unito è stato così buono con me. Sembra di essere a casa.

Il tuo ultimo album ha avuto un grande successo proprio nel Regno Unito. Ti aspettavi questo successo?
Sicuramente no. (ride) Ero fiducioso, ma l’album è stato davvero un esperimento per tenermi occupato/sano di mente durante il covid.
Ho iniziato a pubblicare una canzone al mese e poi il disco ha fatto così bene… Sono davvero molto grato di quello che è successo.

Progetti per un nuovo album?
Sì! In realtà ne ho appena finito uno. “Paper Planes” ci sarà!

Tornando a te. Qual è stata la tua introduzione alla musica? Cosa ti ha convinto a iniziare a suonare?
I miei genitori sono grandi appassionati di musica. Quindi, sono cresciuto ascoltando tutte le straordinarie melodie degli anni ’60 e ’70. Direi che è iniziato lì.
In realtà però, non ho mai avuto alcuna intenzione di cantare o scrivere canzoni. La situazione è cambiata quando ho incontrato una ragazza di nome Storee Coomer alle elementari. Ero troppo timido per parlarle, ma è stata la mia prima “cotta”. Stava provando a entrare in un coro e decisi che avrei dovuto provarci anche io! Ironia della sorte, non si trattava mai del coro o del canto… Si trattava della ragazza. Strano come succedano cose del genere.

Chi sono state alcune delle tue prime influenze?
Ho imparato da solo a suonare la chitarra con un libro di accordi dell’antologia degli Eagles. Come ho detto prima, i miei genitori adoravano la musica di quell’epoca e per me era qualcosa di familiare. Quindi, per quanto riguarda la scrittura delle canzoni, gli Eagles sono stati la mia prima vera influenza. Poi Bob Dylan e Tom Petty.

Siamo italiani. Hai qualche ricordo legato all’Italia?
Non ci sono mai stato, ma vorrei tanto visitarla. Posso uscire con voi ragazzi? (ride)
Devo assolutamente venirci, sembra tutto così bello lì.

Progetti per il futuro?
In questo momento: tornare dal viaggio e preparare il nuovo disco. Non credo di essere mai stato così entusiasta del futuro.

Ultima domanda: un messaggio per i nostri lettori.
Ascoltate la mia musica e ditelo agli amici. Poi, ascoltatela di nuovo e ditelo sempre più persone!
(Alessandro Gazzera)

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