Apre domani al Centro Storico Fiat la mostra “Capolavori di Torino”
Il Museo Nazionale dell’Automobile presenta il progetto Capolavori di Torino – realizzato insieme all’Associazione Ex Allievi Fiat – che restituisce, attraverso un racconto partecipato e corale, la straordinaria esperienza novecentesca delle scuole Fiat e Lancia – fatta di teoria, pratica, disciplina ed eccellenza tecnica. Ideato e curato dall’artista Nicola Nunziata, il progetto è articolato su tre componenti – la call to action partecipativa, la mostra e la pubblicazione – e si distingue per una combinazione unica di cittadinanza attiva, ricerca artistica e metodo partecipativo.
Capolavori
E’ il termine che definisce gli oggetti che gli allievi realizzavano come prove tecniche durante il loro percorso formativo a dimostrazione delle capacità operative acquisite e oggi riletti dal progetto come manufatti simbolici e fossili di lavoro individuale.
In occasione di questa mostra il termine si dilata accogliendo un’idea più ampia di eccellenza e impegno, un gioco di parole che congiunge il gesto operaio alla dimensione museale e dà il titolo all’intero progetto – di ricerca e sperimentazione – attraverso il quale il Museo Nazionale dell’Automobile attiva un dialogo con la cittadinanza, recuperando materiale diffuso nelle vite e negli spazi privati dei cittadini di Torino per raccontare una vicenda storicamente importante.
L’obiettivo è rintracciare e acquisire – attraverso la raccolta, la digitalizzazione e la catalogazione – quella parte di archivi privati invisibili, considerati complementari al materiale ufficiale, diffusi nel tessuto urbano torinese e non ancora emersi.
“Capolavori di Torino si inserisce in un più ampio progetto di valorizzazione degli archivi in cui il Museo non si limita a conservare e catalogare i materiali, ma promuove un dialogo creativo con artisti che ne restituiscono una rilettura poetica e innovativa, trasformando documenti e testimonianze in spunti per una riflessione culturale più ampia e coinvolgente. In questo modo, il patrimonio del Museo diviene un ponte tra memoria storica e interpretazione artistica.” Lorenza Bravetta, direttore del MAUTO.
“Con Capolavori di Torino l’archivio del Centro Storico Fiat – in particolare la sezione dedicata alle Scuole Allievi aziendali di Fiat e Lancia – diventa il materiale di partenza per la creazione di nuove opere d’arte. Un censimento pubblico estende il campo d’azione artistica, trasformando la ricerca in archivio in un processo partecipativo: Ex Allievi Cercasi è una call to action rivolta ai cittadini di Torino con l’obiettivo di ampliare la documentazione esistente con i materiali dei loro archivi privati, finora latenti, per costruire insieme una mostra al Centro Storico Fiat. L’istituzione culturale riafferma la propria natura di laboratorio di produzione e sperimentazione, attivando un dialogo diretto tra artisti e cittadini. Questi ultimi si riappropriano degli spazi museali, riconoscendoli come luoghi aperti e accessibili e contribuendo con la propria esperienza alla loro trasformazione. Emerge uno scenario in cui ricerca artistica, umanità e tecnologia, complice la memoria, cooperano per accogliere un futuro dove l’arte è bene comune, accessibile e condiviso.” Nicola Nunziata, artista, ideatore e direttore creativo di Capolavori di Torino.
La mostra
La storia delle scuole aziendali Fiat (1922-1977) e Lancia (1923-1983) è una storia novecentesca. Di quel secolo ha ereditato le asprezze – la disciplina imposta da due guerre mondiali, la povertà diffusa nell’Italia prima del boom — e le promesse — di una vita, per i figli, migliore di quella dei padri. Entrambe le scuole rappresentavano molto di più di un semplice avviamento al lavoro.
“Prima educare, poi istruire” era il motto della Scuola Allievi Fiat. Alla pratica si affiancava la teoria — incluse materie innovative, per i tempi, dall’inglese a competenze di relazione e comunicazione che oggi definiremmo di management.
L’obiettivo era formare dei giovani che, per eccellenza professionale e senso di appartenenza, costituissero la spina dorsale di aziende capaci di crescere senza perdere la loro identità. Una crescita che sembrava non dovesse finire mai.
In esposizione materiale documentale d’archivio e manufatti d’epoca in dialogo con video-installazioni, interviste e fotografie realizzate oggi agli studenti di un tempo: la mostra è un pretesto per la ricerca artistica e per interrogare l’archivio come materiale da cui generare nuove opere d’arte, un campo d’azione dove la pratica artistica del riuso agisce per associazioni libere, attraverso l’ibridazione e la coesistenza di diversi linguaggi dell’arte, dalla fotografia al ready-made, dalla performance al video (vedi allegato).
La mostra è aperta al pubblico da venerdì 21 novembre a domenica 22 marzo al primo piano del Centro Storico Fiat, dirimpetto a quella che fu la sede della Scuola Centrale Allievi Fiat di corso Dante 103: un modo per ancorare a un luogo, e a una città, la memoria della più grande esperienza formativa mai tentata dall’industria italiana.
La call to action/Ex allievi cercasi
La mostra rappresenta la seconda fase di un progetto iniziato in primavera. A partire dal mese di maggio, il Museo Nazionale dell’Automobile si è rivolto – attraverso una campagna di comunicazione disseminata in città – agli ex allievi delle Scuole Fiat e Lancia per invitarli a prestare o donare fotografie, oggetti e documenti per una mostra dedicata alle scuole tecniche aziendali: l’obiettivo era quello di rintracciare e acquisire – attraverso la raccolta, la digitalizzazione e la catalogazione – quella parte di archivi privati invisibili, complementari al materiale ufficiale, diffusi nel tessuto urbano e non ancora emersi che andranno a integrare la documentazione ufficiale conservata negli archivi.
La pubblicazione
Il libro, edito da Quodlibet, unisce ricerca storica e arte contemporanea e ripercorre la storia delle Scuole Allievi Fiat e Lancia intrecciando testi, archivi e immagini. Concepito come oggetto d’arte, il volume fonde memoria, design e riflessione collettiva e diventa deposito della poetica del progetto. La scelta dei materiali, il formato, il design, la carta, la qualità di stampa e il ritmo visivo attivano uno spazio sensoriale e di meditazione, che accompagna il lettore in un laboratorio artistico ed editoriale di cura pubblica e rigenerazione culturale. Un libro che non chiude una storia, ma la riapre alla città, con sperimentazione e partecipazione.