Paolo Rossi è morto, l’Italia piange l’eroe dei Mondiale del 1982
La notizia arriva come un fulmine a ciel sereno: Paolo Rossi non c’è più. Ci lascia a 64 anni l’eroe dei Mondiali del 1982 che fece gioire un intero Paese e che ne divenne il simbolo gentile.
Una vita nel calcio, da persona gentile e umile a dispetto della carriera che lo ha portato sul tetto del Mondo. Paolo Rossi fu anche l’attaccante della Juventus dove arrivò giovanissimo nel 1973 per poi passare dal Como e dal Lanerossi Vicenza dove divenne un giocatore importante.
Passa al Perugia e arriva la squalifica nel 1980, ma c’è Boniperti che lo vuole riportare assolutamente a Torino. Pablito in Piemonte arriva nel 1981 e con Madama vincerà due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Uefa ed è in campo anche nella maledetta finale del 1985 allo stadio Heysel. Nel mezzo il Mondiale con l’Italia nel 1982 e un Pallone d’Oro.
Lascia Torino nel 1985 e chiude la carriera tra Milan e Verona. Ha lavorato come commentatore e opinionista sportivo ed è sempre stato attivo nel sociale non facendo mai mancare la sua presenza. Nel 2018 era anche tornato come membro indipendente del Consiglio di Amministrazione del “suo” L.R. Vicenza.
La Juventus è sempre rimasta però nel cuore di Paolo Rossi, ma più in generale è la sua visione del calcio che lo ha sempre fatto amare da tutti. La prova in questa intervista del 2017 a SportWeek “Noi vivevamo il calcio con passione […] Non dubito che oggi sia lo stesso, perché quando scendi in campo dimentichi tutto il resto, però è vero che noi eravamo ancora una generazione di calciatori che potevano essere toccati. Proprio così: toccati. Ora invece i giocatori sono percepiti dai tifosi come distanti, inaccessibili. Ai miei tempi uscivi dall’allenamento e ti fermavi a parlare con la gente, il giornalista ti prendeva sottobraccio e nasceva l’intervista. Ora bisogna passare attraverso mille filtri e livelli.”