Studio sulla Distonia, scoperti nuovi spunti d’indagine
Il 22 maggio dell’anno 1832 il pianista e compositore Robert Schumann annotava nel suo diario: “Il terzo dito sembra veramente irreparabile”. Solo un anno prima nello stesso diario si legge il triste rammarico di chi aveva sognato di dedicare alla musica tutta la propria vita: “Se solo non avessi le dita e potessi suonare per altri semplicemente con il mio cuore!”.
Le ricerche storiche di medici e musicisti hanno diagnosticato in tempi molto più recenti che Robert Schumann deve essere stato affetto da una distonia muscolare che gli aveva colpito il dito medio della mano destra. Oggi la “distonia del musicista” è una patologia nota così come lo è l’analogo “crampo dello scrivano”. Forme cosiddette focali di distonia, ovvero che colpiscono un punto specifico del corpo, un arto utilizzato con particolare intensità dalla persona.
Come se la patologia fosse una conseguenza di “iperattività”, parola chiave che aiuta a comprendere anche i risultati di un nuovo studio realizzato dai ricercatori della Fondazione Santa Lucia IRCCS, coordinati dal Prof. Antonio Pisani.
Lo studio, supportato anche da analisi di morfologia cellulare eseguite dall’Università degli Studi di Milano, si è concentrato sulla Distonia di tipo DYT1, la più diffusa forma genetica della malattia. Non una forma focale quindi, di quelle che colpiscono in età adulta, bensì una manifestazione che interessa progressivamente tutto il corpo ed esordisce in età molto giovane, riducendo la persona in posizioni sempre più contratte fino alla totale perdita di movimento e all’impossibilità di mantenersi non solo in equilibrio ma neppure seduti.
La distonia non è un problema muscolare, bensì neurologico, e i ricercatori dell’IRCCS Santa Lucia ne sono andati a indagare l’origine analizzando lo “striato” o “nucleo della base”, una zona collocata sotto la corteccia del cervello, che gioca un ruolo importante nello sviluppo e nel controllo del movimento. Lo hanno fatto analizzando modelli animali in laboratorio e hanno constatato che in presenza di distonia le cellule dello striato manifestano “iperattività” appunto. In termini scientifici si dice che presentano una plasticità sinaptica eccessiva, tanto che nelle diverse fasi di sviluppo dell’organismo questa plasticità appare già in eccesso nei soggetti malati quando nei soggetti sani la medesima fase non è neppure ancora iniziata. Non è solo un problema di “iperattività” ma anche di “ipertrofia” delle strutture cellulari. È il caso in particolare dei dendriti, prolungamenti delle cellule nervose che fungono da sensori per le cellule ricevendo informazioni dall’ambiente, e che negli organismi in fase di sviluppo affetti da distonia risultano eccessivamente maturi.
“Per cercare di fare luce sulle cause di questo eccesso di sviluppo e iperattività delle cellule nervose dello striato – spiega il Prof. Antonio Pisani, Direttore del Laboratorio di Neurofisiologia e Plasticità dell’IRCCS Santa Lucia – ci siamo concentrati sul fattore di crescita BDNF che influisce fortemente sullo sviluppo di alcuni importanti neurotrasmettitori, tra cui il glutammato. Nel fare questo abbiamo constatato un picco di presenza di questo fattore di crescita in corrispondenza con il manifestarsi delle alterazioni del sistema nervoso osservate”.
La possibilità di tenere sotto controllo il fattore di crescita BDNF mediante farmaci è a questo punto la nuova ipotesi di ricerca che suggerisce lo studio appena pubblicato. “Nei casi di distonia generalizzata – sottolinea il Professor Pisani – la malattia, sebbene abbia origine genetica e sia ereditaria, o si manifesta entro i primi 15 anni di vita oppure non si sviluppa mai più. Se noi quindi riuscissimo a tenere sotto controllo i fattori scatenanti fino all’adolescenza, dovremmo essere in grado di impedire l’insorgere della patologia per il resto della vita, anche se l’individuo porterà sempre con sé la mutazione genetica”.
L’inibizione di un fattore di crescita in età pediatrica rappresenta tuttavia un’ipotesi terapeutica molto delicata. Lo stesso Professor Pisani ammette: “Bisogna in questo caso puntare a molecole che siano capaci di colpire in modo molto selettivo solo le cellule dello striato, quindi ambire ad una terapia regionalizzata”. Uno studio e una nuova ipotesi di ricerca che permettono comunque di compiere un nuovo passo avanti nella comprensione delle cause e nel possibile trattamento della distonia, malattia rara ancora circondata da molti interrogativi irrisolti.
Nel settore delle neuroscienze la Fondazione Santa Lucia di Roma ha attivi 60 laboratori e oltre 250 ricercatori. Dal 1992 è riconosciuta dal Ministero della Salute come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS).
Lo studio: Marta Maltese, Jennifer Stanic, Annalisa Tassone, Giuseppe Sciamanna, Giulia Ponterio, Valentina Vanni, Giuseppina Martella, Paola Imbriani, Paola Bonsi, Nicola Biagio Mercuri, Fabrizio Gardoni, Antonio Pisani, Early structural and functional plasticity alterations in a susceptibility period of DYT1 dystoniamouse striatum, in Elife (2018) Mar. 5, 7; pii: e33331; doi: 10.7554/eLife.33331.
Foto e Notizie: Ufficio Stampa IRCCS