Intervista a Dominic Miller: “Con Sting c’è una vera telepatia”
Dominic Miller è quello che si può definire un creativo. Figlio di una magnifica città come Buenos Aires ha saputo portare la sua arte in tutto il mondo armato di una chitarra e di una passione incredibile.
Dal 1991 collabora con Sting, ma nella sua carriera ha lavorato con gente del calibro di Paul Young, Phil Collins, Rod Stewart e molti altri ancora. Ecco cosa ci ha raccontato:
Buongiorno Dominic, cominciamo dall’inizio… Quando hai deciso di diventare un “Guitar Hero”?
Mai credo! Mi ritengo molto di più un compositore… Comunque, quando compii 15 anni sapevo che non avrei mai smesso di suonare.
Hai lavorato con tantissimi musicisti con grande passione e grande successo. Qual è il tuo segreto?
La passione è la chiave, ma quando questa è guidata verso il meglio. Non ho segreti, ma posso dirti che usare bene le orecchie è importante quasi quanto quello che fai con le mani.
Nel 1991 hai iniziato a lavorare con Sting
È incredibile lavorare con lui. Non mi annoio mai e adoro provare cose nuove con lui. Il suo entusiasmo nel creare l’eccellenza è contagioso. Cerco di portare la sua filosofia in tutto ciò che faccio nella vita.
Suoni con lui da tanti anni, come definiresti la chimica che c’è tra voi?
Si tratta più di una sorta di telepatia. Respiriamo insieme e a volte capitano anche gli stessi errori e la cosa ci fa sempre ridere. Siamo quasi sempre sulla stessa lunghezza d’onda e anche quando non lo siamo nasce qualcosa e c’è sempre un ambiente creativo.
Hai suonato con Paul Young nell’album “Other Voices”. Ci racconti un aneddoto di quel periodo?
Volentieri… Arrivai a quella sessione di lavoro con ben nove ore di ritardo per dei problemi con l’aereo. A quei tempi non c’erano i cellulari e dunque ero bloccato in cabina senza poter chiamare.
Quando arrivai li trovai decisamente sorpresi nel vedermi: Pino Palladino, Manu Katchè e gli altri. Ero davvero stressato, ma tutto il gruppo fu incredibile e registrammo davvero dell’ottima musica. Ah senza dimenticare che quella fu la mia prima registrazione ad un alto livello.
Come descriveresti, invece, l’esperienza con Phil Collins?
Magica! Io arrivavo dalla Germania e non avevo dormito… Mi stavo riscaldando sulle modifiche fatte a “Another Day in Paradise” quando mi fermarono e mi dissero “Questo è tutto!”
Quel giorno imparai una grande lezione… Capii cosa serviva per una canzone in un progetto così importante.
Progetti per il futuro?
Ho finito di registrare un album per la ECM che uscirà nei prossimi mesi. Adesso sarò in tour con il mio “Silent Light” e in estate sarò in giro per il mondo con Sting.
Il prossimo anno porterò invece in tour l’album che uscirà a breve.
Qual è stato, secondo te, l’album più bello su cui hai lavorato?
Probabilmente “Soul Cages” di Sting, un po’ perché fu il primo album con lui e un po’ perché scoprii il mio modo di suonare. Avevo una libertà totale e fu davvero fantastico.
Hai la possibilità di mettere insieme una sorta di “All Star Band” per una sera… Chi vorresti insieme a te sul palco?
Ho avuto sempre la fortuna di lavorare con i migliori musicisti del mondo. Per rispondere alla domanda dico: Pino Palladino, Manu Katchè e Herbie Hancock.
Un sogno nel cassetto di Dominic Miller?
Portare il mio livello negli scacchi a 1600.
Ultima domanda: Un messaggio ai fans italiani
Non vedo l’ora di essere in Italia e di condividere con voi questa esperienza musicale. Non aspetto altro!