Intervista a Josh Klinghoffer, dai Red Hot Chili Peppers a Pluralone
Dieci anni con una band che ha fatto la storia della musica e poi, di colpo, dover ripartire da solo con nuovi progetti e idee. Josh Klinghoffer, chitarrista dei Red Hot Chili Peppers dal 2009 al 2019, oggi riparte dalle sue forze e dal suo ultimo disco “To Be With You”. Con Josh abbiamo ripercorso le origini del suo album, pubblicato sotto il nome Pluralone, ma anche i dieci anni con la band di Flea e soci.
Il futuro passa dal tour con i Pearl Jam, ma anche dalle tante idee per canzoni sempre nuove e dall’amore per l’Italia dimostrato con la cover di “Io sono quel che sono”. Ecco cosa ci ha raccontato:
Buongiorno Josh. Sei pronto al debutto dal vivo del tuo disco “To Be One With You”?
Ciao! Mi dispiace di averci messo così tanto a rispondere! Mi scuso davvero. Molte delle domande avranno probabilmente risposte diverse da quelle che ti avrei dato mesi fa. Proverò a spiegare le differenze. Prima di tutto quello che sta succedendo ero… Diciamo pronto, come sempre. Non avevo idea di come sarebbe stato essere su un palco da solo. Un giorno provavo e mi ritrovavo in uno stato di eccitazione per le possibilità che mi aspettavano, poi il giorno dopo riuscivo a malapena a ricordare le mie stesse parole e alcune delle cover che speravo di suonare.
Avevo costruito tutto perché ci fosse qualcosa di divertente e di carattere e quindi ogni notte sarebbe stata una vera avventura. Per quanto spaventoso possa essere stato a volte credo fosse davvero lo spettacolo che avrei voluto. Sono piuttosto annoiato dal suonare sempre tutto nello stesso modo. Quando guardo qualcuno che sale su un palco voglio che appaia come un essere umano.
Prima di questo album è uscita anche una tua canzone in italiano. Come mai questa scelta?
Beh, per prima cosa adoro davvero quella canzone e poi un buon amico mi ha suggerito di pubblicare una delle cover che avevo fatto sul palco dal vivo, ma all’epoca era solo un’idea divertente.
Mi è piaciuta l’idea di provare a ricreare quella bellissima registrazione degli anni ’60. Quando è arrivato il momento di pubblicarla, ho deciso di metterci il nome Pluralone che è diventato poi il mio progetto. Inoltre, l’Italia ha davvero un posto speciale nel mio cuore. Ho diversi amici lì e ho una grande ammirazione per la cultura italiana. Non sono sempre estroverso come penso che dovrei essere quando sono in Italia, ma questa canzone è stata una specie della mia dichiarazione d’amore per il vostro Paese.
“To Be One With You” è certamente un disco molto interessante. C’è una canzone a cui sei più legato?
È difficile sceglierne una rispetto ad un’altra, ma se proprio dovessi ti potrei dire Rat Bastards e Segue. Queste due, per motivi diversi, mi entusiasmano davvero molto.
Ascoltando questo album si ha l’impressione di sentire un Josh libero e completo. Possiamo definirlo come una sorta di nuovo inizio per te?
Suppongo di sì. È divertente perché sono avvenuti importanti cambiamenti tra quando è stato registrato e quando è stato pubblicato. Non è stato pensato per essere un inizio, ma è finito per esserlo.
È interessante riflettere su come sarebbe stato il disco se fosse stato pubblicato dopo aver lasciato i Red Hot Chili Peppers. Non si potrà mai sapere, ma temo che sarebbe stato difficile trovare una sorta di “innocenza” se avessi pensato per tutto il tempo: “questo è il mio inizio” o qualcosa del genere.
Com è stato collaborare con Flea e Jack Irons? Credi che questo trio potrà ritrovarsi in futuro?
Mi piacerebbe. Sono entrambi musicisti speciali e hanno qualcosa che sono stato fortunato a catturare. Inizialmente avevo cercato di riunirci tutti e tre in una stanza per lavorare e seguire la canzone. Ho chiesto a Flea di suonarci perché era una canzone che avevo fatto sentire a lui e Chad nel 2012 quando Anthony si stava riprendendo da un piede rotto. Flea aveva sempre parlato bene di quella canzone e quindi ho pensato che avesse senso coivolgerlo. Ha finito per mettere il basso dopo che la batteria era stata registrata, ma ne ha sentita solo una parte. Io l’ho sentita incredibilmente viva.
Per quanto riguarda Jack non posso che elogiarlo. Nel mio futuro ci sono sicuramente più collaborazioni con lui.
Aprirai i concerti dei Pearl Jam. Cosa ne pensi del singolo che è uscito prima del disco?
Ho adorato “Dance Of The Clairvoyants”. Sul disco posso dirti, in tutta onestà, che penso sia davvero un album notevole. So cosa c’è dietro una band e quanto tempo ci si mette per comporre… Penso che abbiano fatto un grande e personale, collaborativo, musicalmente eccitante, emozionante, bellissimo album e so che sono tutti davvero molto contenti di ciò. Mi dispiace davvero che dovranno aspettare prima di poterlo suonare ai concerti, però so che appena potranno lo faranno meravigliosamente.
Diciamo che questo periodo non è stato facile per te. Come si riparte dopo aver lasciato quella che è stata la tua band per dieci anni?
Non lo so. Sembra che un po’ di tempo sia passato ora. Ho avuto solo otto giorni in cui non sapevo cosa mi avrebbe riservato il futuro, ma poi è arrivato l’incredibile invito ad aprire i concerti per i Pearl Jam. Gli eventi dei prossimi mesi renderanno sempre più piccolo lo shock di non far più parte dei Red Hot Chili Peppers. Ora potrebbe essere un buon momento per dire che spero davvero che il popolo italiano stia bene.
Il mio cuore è spezzato per la quantità di distruzione che questo virus ha causato a un popolo così bello e vibrante. Posso solo dire che so che riusciremo a superare tutto questo in qualche modo e speriamo di imparare le lezioni che la vita ci ha insegnato.
C’è un momento particolare di questi 10 anni che ti rimarrà impresso nel cuore?
Beh è difficile mettere tutta una esperienza in un singolo momento. Ci sono innumerevoli ricordi e momenti che terrò per sempre nel mio cuore. Sono ancora amico di quei ragazzi e quindi nulla è cambiato se non il fatto che non ci vedremo più così spesso. Ma, se ti devo parlare di un singolo momento, ti direi dei momenti tranquilli, anche nei viaggi, o nelle prove dove eravamo solo noi quattro. Sarò sempre grato a loro per avermi ammesso nel loro club per un po’. Sono sempre stati davvero disponibili e mi hanno fatto sentire parte di quello che loro erano.
Magari è un po’ presto per chiederlo, ma cosa ti aspetti dal prossimo futuro?
Sì, questa domanda merita una risposta decisamente diversa adesso. Il Tour nel Nord America dei Pearl Jam sarebbe dovuto finire alcuni giorni fa e probabilmente ora sarei sul pavimento senza fiato per la stanchezza.
Scherzi a parte, da quando questo isolamento è cominciato ho provato ogni giorno a creare nuove canzoni nella speranza di creare un nuovo album Pluralone il più presto possibile.
Se fossi un po’ meno pigro registrerei un album in casa, ma sono troppo impaziente e le mie registrazioni, sebbene siano affascinanti, sono probabilmente un po’ troppo grezze… Chissà… Forse farò davvero un disco a casa. Adoro il mio registratore Tascam!!!
Il tuo messaggio per l’Italia
Come ho detto prima, per me, l’Italia è piena di bellezza, di energia e di persone con tanta passione che non possono essere abbattute da nulla. Si spera che questa battuta d’arresto possa far luce su tutto quello che possiamo migliorare. Il mio cuore e con l’Italia e con TUTTI i paesi che sono stati duramente colpiti dal virus.
Il paese da cui provengo, ora, risulta essere il più colpito. Questo dovrebbe mostrarci che avere un idiota al comando non è mai una buona cosa. Per quelli là fuori che pensano che sia carino smantellare il sistema e dare le chiavi a uno sciocco egocentrico a cui non interessa nulla delle persone… Beh, ecco come ci si ritrova.
Sto parlando, ovviamente, di quelle persone che negli Stati Uniti che non riescono a convincersi di ammettere quanto male ci siamo fatti con la mancanza di una leadership seria. Ah, non importa, nessuno ascolterà. Ehi, Italia, se ci stai ascoltando, aiutaci a sbarazzarci di chi tu sai. (Alessandro Gazzera)
Foto: Jamie Martinez