Economia

Pnrr, arriva la terza rata “ridotta”

Pnrr, arriva la terza rata “ridotta”: mezzo miliardo di euro giungerà con la quarta

Dopo lunghe attese, la terza rata del Pnrr è in dirittura d’arrivo, pur con una leggera cura dimagrante: il terzo pagamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza perde infatti 519 milioni di euro, slittati alla quarta tranche, scendendo così a quota 18,5 miliardi di euro. In particolare, a saltare dalla terza alla quarta rata è l’obiettivo sugli alloggi universitari, che non solo viene rimbalzato al futuro, ma cambia anche natura evolvendosi da target a milestone (l’avvio delle assegnazioni) e perdendo quindi il riferimento ai 7.500 posti letto da rendere disponibili al 31 dicembre 2022. Rimane invece come obiettivo quantitativo quello dei 60 mila posti da assicurare entro giugno 2026.

L’accordo sul Pnrr arriva dopo lunghe negoziazioni

È quanto sopra anticipato, in estrema sintesi, l’esito dell’accordo raggiunto tra la Commissione europea e il Governo italiano. Un’intesa che dovrebbe dare il via libera alla terza tranche di finanziamenti comunitari entro poche settimane, e che sembra essere il frutto di un compromesso su cui entrambe le parti hanno dovuto lavorare non poco.

Da un lato, infatti, è evidente come la Commissione UE non abbia voluto mollare la presa su quello che considera un mancato obiettivo rispettato, mentre dall’altra parte il Governo italiano ha comunque ottenuto sufficienti rassicurazioni sul fatto che la sforbiciata alla terza rata non taglierà le risorse totali Pnrr previste per il nostro Paese nel 2023, grazie allo slittamento dei 519 milioni sulla tranche successiva.

Si pensa già al rimborso della quarta

Quello che accadrà nelle prossime settimane, dunque, è che l’Italia riceverà la terza rata e proseguirà il lavoro per quelle modifiche che permetteranno di richiedere anche il rimborso della quarta rata, con l’impressione che le cose potrebbero non andare così snelle come auspicato qualche tempo fa.

È evidente che il Governo italiano è scottato dall’esame lungo e farraginoso della terza rata, con un assessment durato ben sette mesi. Quanto basta per far sì che Roma chieda maggiori certezze su regole e modalità dell’erogazione della quarta rata, con particolare riferimento ai requisiti quantitativi necessari per ottenerne il pagamento in tempi più rapidi.

L’avviso di S&P su Italia e Spagna

A conferma di quanto le cose potrebbero essere un po’ più complesse in questo scenario arriva anche l’allarme lanciato da S&P Global Ratings, secondo cui l’uso da parte di Spagna e Italia (i due principali beneficiari del Pnrr fin qui) delle risorse del Fondo per la ripresa e resilienza dell’Unione europea è in netto ritardo.

Per l’agenzia, non è escluso che Italia e Spagna possano domandare una proroga del termine finale del 30 giugno 2026. Un’ipotesi che per il momento non sembra però essere sul tavolo dei due governi e che difficilmente sarà assunta in debita considerazione (almeno, esplicitamente) da qui alle elezioni europee del prossimo anno, a cui il Governo italiano vorrà certamente arrivare con risultati concreti in tasca, e senza richieste che non potranno che richiedere esami complessi e trattative che potrebbero rimescolare i rapporti di forza.

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