I cartigli reali e il mistero delle piramidi Asti 7 febbraio 2020, orari e info
Non esiste un solo nome di Faraone il cui nome non sia stato tramandato inscritto all’interno di quel particolare sigillo chiamato sh(e)nu dagli Egiziani e a noi noto come “cartiglio”. La sua forma ovale, come di corda chiusa da un nodo, aveva il potere di rimandare, sia all’aureola solare che irradiava dal nome e quindi dall’anima del Sovrano, sia alla sacralità del dominio che egli, quale incarnazione del dio-Sole Ra, era in grado di esercitare.
Una visione assai meno solare è quella che invece emerge dal termine “cartouche”, con cui lo stesso segno fu chiamato dagli storici che giunsero in Egitto al seguito di Napoleone nel 1799. La forma allungata del cartiglio lo faceva somigliare a una cartuccia (munizione), oggetto che di certo doveva capitare spesso tra le mani e sotto gli occhi di uomini, sbarcati in quella terra con lo scopo principale di conquistarla.
Come tante altre vicende simili, questo aneddoto lascia intendere l’enorme distanza esistente tra la nostra mentalità “moderna” e quella di una civiltà che, pur affondando le sue origini nella notte dei tempi, risulta contrassegnata da una credenza religiosa affatto arretrata, come testimoniato dall’insuperata perfezione dell’architettura sacra, eretta dagli stessi Faraoni e Sacerdoti di Ra.
Nonostante la diversa concezione applicata all’interpretazione del simbolo dei cartigli, è innegabile che si deve proprio a quella spedizione il ritrovamento di uno dei documenti archeologici più importanti ai fini dell’interpretazione dei geroglifici: la Stele di Rosetta.
Grazie al determinante contributo di J.F. Champollion fu possibile dare un suono ed un significato ai tanti simboli che risultano essere stati scolpiti sulla pietra d’Egitto fin dalla I Dinastia Faraonica. Dal momento in cui venne decifrato l’alfabeto geroglifico, fu anche possibile confrontare i nomi riportati all’interno dei cartigli con le liste reali stilate nel corso dei secoli dai maggiori storici egizi e greci. In sintesi fu possibile desumere il passato del popolo che crebbe e si sviluppò sulla valle del Nilo, a partire da un tempo di molto precedente l’inizio delle XXX Dinastie sotto il regno di Menes.
Chi fu questo Menes fondatore dell’impero d’Egitto di cui le iscrizioni tramandano che non morì ma fu rapito in cielo da un “Ippopotamo femmina”? E chi fu il misterioso Cheope che non trova riscontro con il nome scritto in geroglifici nei cartigli relativi a quel famoso secondo Faraone della IV Dinastia cui è attribuita la costruzione della Grande Piramide?