Cresce la raccolta di plasma ma l’Italia non è ancora autosufficiente
Nel 2023 aumento del 4,3% rispetto all’anno precedente ma il Servizio Sanitario Nazionale è ancora costretto a comprare plasmaderivati sul mercato estero
Cresce la raccolta di plasma in Italia ma ancora non basta per ottenere l’autosufficienza in materia
di medicinali plasmaderivati. I dati preliminari del monitoraggio del conferimento di plasma per
frazionamento nel 2023 confermano quelle che erano state le tendenze registrate già nei primi mesi
dell’anno passato, con una crescita della raccolta che si attesta sui 4,3 punti percentuali. Secondo il
primo monitoraggio quindi, nell’anno appena concluso sono stati raccolti 880mila chili di plasma,
circa 36mila in più rispetto al 2022.
Gli obiettivi di raccolta sono stati centrati da quasi tutte le Regioni e Province Autonome, con alcune
che sono riuscite a raccogliere anche molto più di quanto previsto dagli obiettivi annuali. I dati del
2023 confermano però che la raccolta è a due velocità, con Regioni trainanti come Marche, Friuli
Venezia-Giulia ed Emilia-Romagna che raccolgono in media oltre 22 kg di plasma per 1.000 abitanti
(ben più dei 18 kg che permetterebbero all’Italia un grado di indipendenza strategica dal mercato
estero per il soddisfacimento della domanda di albumina e immunoglobuline.
La mancata autosufficienza in materia di medicinali plasmaderivati rappresenta un danno per le
tasche del Servizio Sanitario Nazionale. Secondo le stime contenute nel Programma di
Autosufficienza Nazionale del sangue e dei suoi prodotti per l’anno 2023 (DM 1 agosto 2023),
pubblicato in Gazzetta Ufficiale negli scorsi mesi, la spesa da sostenere sul mercato internazionale
per soddisfare il 90% della domanda totale dei soli medicinali plasmaderivati driver, albumina e
immunoglobuline, sarebbe stata indicativamente di 180 milioni di euro. Ma è prima di tutto un
punto debole a livello strategico che, in caso di difficoltà di reperimento dei farmaci, come si sono
registrate ad esempio durante gli anni di massima diffusione del COVID-19, potrebbe mettere a
rischio le terapie salvavita di migliaia di pazienti italiani.
“Sono dati sicuramente positivi – commenta il direttore del Centro Nazionale Sangue, Vincenzo De
Angelis – che testimoniano il buon lavoro svolto da tutti gli attori del Sistema trasfusionale. Eppure
ci confermano che serve ancora uno sforzo a tutti i livelli per riuscire a raggiungere l’autosufficienza
che metterebbe i pazienti italiani al sicuro dalle incognite di un mercato ormai globalizzato che offre
a volte solo garanzie illusorie. Bisognerà sicuramente lavorare per ridurre le differenze tra le Regioni
e per aumentare la quota dei donatori di plasma e favorire l’incremento della frequenza tra una
donazione e l’altra. Ci sono tantissime persone che sarebbero perfette per donare il plasma, le
donne per esempio, che a volte hanno livelli leggermente più bassi di emoglobina, o persone che
hanno gruppi sanguigni come l’AB che hanno un utilizzo moderato a livello trasfusionale”.
Nei prossimi giorni il Centro Nazionale Sangue avvierà la campagna di comunicazione digitale “Dona
anche tu il plasma”. La campagna ha lo scopo di sensibilizzare sul tema della donazione di plasma
l’ampia platea dei fruitori dei social network e fornirà contenuti informativi, compreso un link con
la geolocalizzazione delle strutture più vicine presso cui si può prenotare una donazione.
Donare plasma
È un prelievo effettuato tramite un’apparecchiatura (separatore cellulare) che immediatamente
separa la parte corpuscolata, ovvero globuli rossi, bianchi e piastrine, dalla componente liquida che
viene raccolta in una sacca di circa 600-700 ml. La parte corpuscolata viene reinfusa nel donatore. Il
volume di liquido che si sottrae con la donazione viene ricostituito grazie a meccanismi naturali di
recupero, l’infusione di soluzione fisiologica e l’assunzione di liquidi.
La produzione di farmaci da plasma nazionale
Il plasma viene conferito all’industria farmaceutica dove verrà usato per produrre medicinali
salvavita, i cosiddetti plasmaderivati, come ad esempio le immunoglobuline, l’albumina o i fattori
della coagulazione. I medicinali prodotti con il plasma donato non vengono usati a fini commerciali;
una volta terminato il processo di lavorazione, vengono restituiti alle Strutture Sanitarie delle
Regioni e delle Province Autonome italiane. I farmaci plasmaderivati sono distribuiti gratuitamente
ai pazienti che ne hanno bisogno ed eventuali lotti eccedenti il fabbisogno nazionale vengono donati
a paesi in difficoltà tramite programmi di collaborazione internazionale.
Ufficio Comunicazione Centro Nazionale Sangue