Economia

Indagine CNA: la crisi internazionale spaventa le piccole imprese e non le fa né investire né assumere

Preoccupazione e un pessimismo latente anche quando i conti vanno bene. Questa l’opinione delle piccole imprese italiane che scaturisce dall’indagine dedicata a “Le aspettative delle imprese per il 2025”, condotta dall’Area studi e ricerche della CNA nazionale.

Le difficoltà dovuta al moltiplicarsi delle variabili geopolitiche e economiche che, peraltro, stanno costringendo da tempo anche istituzioni autorevoli come la Banca d’Italia a rivedere frequentemente le previsioni sull’andamento dell’economia sono viste dal 53,1% delle imprese artigiane, micro e piccole coinvolte nell’analisi, come un pericolo di stabilità. Il 28,5% delle imprese ipotizza un 2025 difficile e caratterizzato da un peggioramento della situazione e solo il 18,3% degli intervistati è ottimista.

La negatività – conferma il Presidente CNA Piemonte Giovanni Genovesio – nasce da una convergenza di elementi: dal fatturato alla quota di esportazioni, dall’occupazione agli investimenti le previsioni hanno tutte un segno negativo davanti. La differenza tra risposte negative e positive segna una predominanza di saldo negativo del 31,6% per quanto riguarda gli investimenti, del 29,4% per l’occupazione, del 21,4% per l’export, del 18,4% per il fatturato totale.

Tutto ciò – afferma il segretario Cna Piemonte Delio Zanzottera – porta le imprese a ridurre la spesa per gli investimenti e l’occupazione. Scelte pericolose perché fermare gli investimenti è rischioso, in una fase caratterizzata dall’introduzione massiccia di nuove tecnologie, e ridurre gli organici potrebbe aggravare il problema del reperimento di professionalità a scapito della competitività.

Una sensazione insomma decisamente preoccupante che potrebbe avere dei riflessi futuri qualora perdurasse l’instabilità politica a livello internazionale. Ne è convinto il 39,3% delle imprese. Altri fattori di rischio sono il costo del lavoro (32%), i corsi delle materie prime (31,8%), la mancanza di politiche pubbliche a sostegno dell’economia (23,5%) e la difficoltà a reperire manodopera qualificata (22,1%). Tutti fattori esogeni, quindi, mentre minore preoccupazione viene manifestata verso quanto è più direttamente sotto il controllo delle imprese: concorrenza, rapporto con i clienti e gli istituti di credito, rispetto delle normative, necessità di stare al passo con l’evoluzione del settore, sfida della digitalizzazione.

Ma quali sono le risposte positive che potrebbero agevolare un approccio migliore ?Il miglioramento del quadro geopolitico (58%) l’inflazione sotto controllo (33,6%) e la riduzione dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale europea (30,1%) conferma il Segretario CNA Piemonte Delio Zanzottera.

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