Tenet, la recensione del film di Christopher Nolan
Christopher Nolan arriva al cinema, a tre anni dal meraviglioso “Dunkirk”, con “Tenet” film che fonde il genere spionaggio con la fantascienza.
Il trailer, ampiamente pubblicizzato ovunque, creava una grande aspettativa nel pubblico per questo grande film post-Covid approdato solamente nei cinema. La realtà è però molto più complessa.
La storia, seppur a prima vista lineare e interessante nel suo affrontare lo spionaggio insieme a viaggi nel tempo, viene resa contorta ed enigmatica da un montaggio che lascia allo spettatore il compito di ricostruire l’intera vicenda. Anche se questo a volte risulta incredibilmente faticoso o comunque rimane lacunoso.
Il protagonista, l’attore John David Whashington, è un agente segreto della CIA che suo malgrado si trova coinvolto in tutta questa vicenda di salti nel tempo dopo una presunta operazione fallita nell’Est dell’Europa. Un personaggio di cui, però, non si sa praticamente nulla e solamente a sprazzi si riesce a intuire qualcosa di lui. Il ruolo di spalla è ricoperto da Robert Pattinson, il nuovo Batman, che si presenta inizialmente come un intermediario, ma che man man mano che il film procede risulta essere un agente segreto che conosce molto di più di quello che fa trasparire.
Il cattivo della vicenda è un magistrale Kenneth Branagh che interpreta alla perfezione uno spietato uomo d’affari che vuole distruggere l’umanità. Accanto a lui la moglie, costretta a rimanergli accanto a causa della minaccia di vedersi portato via il figlio, è interpretata da Elizabeth Debicki non nuova a questo tipo di ruolo (già interpretato in modo quasi identico nella serie tv “The Night Manager).
Si sente molto la mancanza, a livello di sceneggiatura, di Jonathan Nolan da sempre capace di caratterizzare i personaggi a 360 gradi e che qui invece risultano invece essere completamente anonimi.
Risulta ostica, ad un profano della fisica e della fisica quantistica, la comprensione della teoria dell’entropia inversa e dei relativi viaggi nel tempo in senso inverso che il regista dà per scontato.
Inesistente, invece, il gioco di seduzione che ci si aspetterebbe tra il protagonista e la sua bella diversamente da un classico film di spionaggio. Menzione d’obbligo, comunque, va all’87enne Michael Caine che nel suo cameo riesce a dare una lezione di stile e di eleganza.
Non il capolavoro che ci si aspetterebbe da un regista come Nolan, ma sicuramente un film che vorrebbe provare a scardinare l’archetipo del film di spionaggio lasciando il compito di ricostruire tutta la storia allo spettatore. Tuttavia, per risolvere i punti contorti non sarebbe sufficiente una sola visione anche se lo stimolo non risulta essere abbastanza forte per un rewatch. (Antonella Mastria – Alessandro Gazzera)