Cultura e Società

E per compagna… la Luna

E per compagna… la Luna – Sala Scicluna sabato 17 maggio, con la compagnia Il laboratorio dell’Arco – Associazione Torino Teatro Operetta

Quanti furono i militari che dovettero prendere la tradotta per andare al fronte? Durante i 42 mesi di durata della Prima Guerra Mondiale furono chiamate le classi dal 1874 al 1899 più i nati nei primi sei mesi del 1900, per un totale di 5.698.000 uomini. Di questi, i militari assegnati ai corpi e alle specialità in zona di guerra furono 4.872.000: in pratica la migliore gioventù italiana, quasi per intero, vinse un “soggiorno premio al fronte”.

Tra di loro ci fu Meo (Bartolomeo), il protagonista della pièce teatrale dal titolo “E per compagna… la Luna” che va in scena sabato 17 maggio a Sala Scicluna. Falegname trentaduenne, padre di tre figli, richiamato alle armi, nella primavera del 1916, partì da un paesino dell’alto Canavese (Frassinetto) per il fronte dell’Isonzo, andando a combattere per “la Patria”. La stessa Patria che non aveva mai avuto cure per Meo e per tanti italiani come lui e che, invece, ora chiedeva ai suoi figli di offrirle, se necessario, la loro vita.

La pièce attraversa lo stato d’animo di Meo sospeso tra l’amore verso i suoi affetti: moglie, figli, paese natale e il “Dovere verso la Patria”. Si tratta di attimi, coriandoli della vita di un uomo consapevole di non poter modificare gli eventi della storia, ma profondamente convinto di non esserne mai sconfitto.

Scritta da e con la regia di Alberto Giovannini Luca, è una commedia in otto quadri e atto unico messa in scena dalla compagnia “Il laboratorio dell’Arco – Associazione Torino Teatro Operetta”. Sul palco Ivano Avella, Daniela Biolcati, Milena Boico, Enzo Contini, Maria Ezechiele, Alberto Giovannini Luca, Silvia Goffi, Pino Marino, Maria Teresa Morandi, Gian Carlo Poggioli, Silvia Santoro; regia tecnica di Emanuele Saraceni.

Tra scene alla locanda, lavandaie al paese, immagini dalla tradotta, lettere dal fronte e molto altro, si ribalta la retorica interventista di D’Annunzio e altri intellettuali dell’epoca, che scrivevano: “Beati quelli che hanno vent’anni, una mente casta, un corpo temprato, una madre animosa. Beati quelli che, aspettando e confidando, non dissiparono la loro forza, ma la custodirono nella disciplina del guerriero. Beati quelli che disdegnarono gli amori sterili, per essere vergini a questo primo e ultimo amore. Beati i giovani che sono affamati e assetati di gloria, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché avranno da tergere un sangue splendente, da bendare un raggiante dolore”.

Migliaia, milioni di giovani e meno giovani risposero alla chiamata alle armi, quasi mai volontariamente, quasi mai con convinzione, molti costretti dalla chiamata obbligatoria e per il senso di dovere verso la Patria.

“Dovere verso la Patria… come suona male ai giorni nostri, come suona strano, come suona stonato – dice l’autore e regista Giovannini Luca – Molti di questi ragazzi scesero dalle nostre valli e, inquadrati come alpini, fanti, artiglieri, bersaglieri, andarono a combattere per riprendere quelle terre che ci appartenevano di diritto: le “Terre Italiane oltre confine” dalle quali si muoveva il grido di “Viva l’Italia” lanciato dagli irredentisti: Oberdan, Battisti, Filzi, Chiesa, Sauro. Così masse di uomini, i più con un addestramento militare sommario impartito presso le caserme di arruolamento, venivano accalcate presso le stazioni dei grossi centri, dove ad attenderli, per portarli al fronte, trovavano uno degli emblemi della grande guerra: la lenta, lentissima, ma mai abbastanza lenta Tradotta Militare”.

Sala Scicluna si trova in via Renato Martorelli 78 interno cortile (Barriera di Milano), lo spettacolo inizia alle 20,45 di sabato 17 maggio. È necessaria la prenotazione con messaggio o whatsapp al numero 347 4002314. Contributo all’ingresso: 10 € adulti; 7 € ragazzi dai 12 ai 17 anni; 5 € bambini dai 6 agli 11 anni.

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