Sarebbe di dieci miliardi la stima dei costi previsti per la flessibilità in uscita. L’indicazione è arrivata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, al tavolo di confronto con i sindacati.
LA FLESSIBILIZZAZIONE – Il governo non intende modificare la legge Fornero, ma procedere a una ‘flessibilizzazione’ in uscita dal lavoro con strumenti finanziari. La flessibilità quindi non deriva dalla modifica della riforma Fornero.
PENSIONE ANTICIPATA SÌ, MA CON FORTI PENALITÀ – Al sistema di pensionamento anticipato si accede solo con penalizzazioni più o meno alte.
– Chi vorrà andare in pensione tre anni prima di raggiungere la pensione di vecchiaia dovrà stipulare un prestito con una banca, garantito dallo stato e veicolato dall’Inps, che provvederà ad anticipare l’assegno netto per gli anni che mancano, da restituire in vent’anni attraverso una rata che inciderà sull’assegno di pensione.
– Una rata che in alcuni casi, soprattutto quelli totalmente ‘volontari’, potrebbe arrivare fino al 15% dell’importo mensile.
– Possibile poi una detrazione fiscale del rateo che aumenterebbe in percentuale per alcune categorie di pre-pensionati, soprattutto quelli piu deboli.
– Si tratta di un’ipotesi sperimentale per tre anni, dal 2017 al 2019 offerta ai lavoratori della classe ’51-’55.
BANCHE E ASSICURAIZONI – Il coinvolgimento degli istituti finanziari, delle banche e delle assicurazioni, dunque, insiste Nannicini, “non viene da una questione ideologica ma nasce esclusivamente dal rispetto dei vincoli di bilancio visto che è di 10 miliardi la stima dei costi previsti per la flessibilità in uscita”.
– L’ipotesi del governo, dunque, aggiunge, è l’anticipo finanziario della pensione netta per gli anni che mancano a quella di vecchiaia, attraverso un prestito bancario da restituire in vent’anni.
– Non una penalizzazione classica, perciò, continua, “ma solo una rata di ammortamento di 20 anni” con la copertura assicurativa e una detrazione fiscale sulla parte capitale anticipato per alcuni soggetti più deboli e meritevoli di tutela.
L’INPS – L’Inps sarà il front office dell’anticipo pensionistico. All’Ente di previdenza, infatti, toccherà creare il rapporto con gli enti finanziari che erogheranno l’anticipo netto della pensione a quei lavoratori che certificheranno la richiesta di flessibilità in uscita.
– L’obiettivo è quello di arrivare a prendere decisioni che possano essere inserite nella prossima legge di stabilità.
INCONTRI GOVERNO / SINDACATI – Per questo, si fa serrato il ruolino di marcia del tavolo di confronto tra governo e sindacati sulle pensioni: due le prossime date concordate, il 23 giugno e il 28 giugno. Incontro, quest’ultimo che approfondirà il tema della rivalutazione delle pensioni.
– La sintesi la fa il ministro del lavoro, Giuliano Poletti: “Giornata positiva, lavoro importante”, commenta, evidenziando: “Da una fase in cui abbiamo solo elencato le tematiche si è passati, oggi, ad una valutazione di merito che non è stata conclusiva ma che ha consentito di valutare le questioni sul tavolo e definire un calendario di nuovi appuntamenti per completare l’analisi”.
– Sostanzialmente soddisfatti anche i sindacati: “La valutazione che possiamo fare è la disponibilità del governo a entrare nello specifico, più sul tema delle pensioni e meno su quello del lavoro”, evidenzia il leader della Cgil, Susanna Camusso. Che aggiunge: “Non trascuriamo la novità positiva che non ci sarà penalizzazioni. Abbiamo una serie di incontri già calendarizzati, oggi abbiamo iniziato un percorso”.
– Il leader Uil, Carmelo Barbagallo, aggiunge: “Abbiamo capito che non prenderemo la pensione né dalle banche né dalle assicurazioni ma dall’Inps”.
– Anche il segretario generale della Cisl, Anna Maria Furlan, sottolinea l’inversione di tendenza: “è cambiato il clima e stiamo affrontando un confronto vero senza posizioni statiche. Proseguiremo questo percorso per dare risposte anche ai giovani e alla previdenza complementare. Siamo all’inizio di un percorso”.
(fonte: adnkronos.com)