I Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Torino, coordinati dal Procuratore Aggiunto Anna Maria Loreto e dal sostituto Procuratore Mario Bendoni, hanno tratto in arresto un 69enne, dando esecuzione ad ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Torino.
Secondo quanto spiegato, l’uomo, che in queste ore dovrà rispondere all’interrogatorio del Giudice, è accusato di circonvenzione di incapaci ai danni di due donne, nonché di violenza sessuale a carico di una di queste.
In base a quanto appurato, l’indagine avrebbe permesso di ricostruire come il 69enne riuscisse a blandire la fiducia di persone emotivamente fragili a causa di sventurate vicende personali, creando con loro un sottile legame fondato su effimere promesse, false rassicurazioni e riti catartici asseritamente riconducibili alla medicina tradizionale indiana.
L’uomo avrebbe abusato del precario stato psicologico delle vittime, proponendosi come un guru capace di alleviare le loro sofferenze qualora si fossero sottoposte ai riti o se avessero bruciato in casa dei sacchettini magici, confezionati con erbe dallo stesso che li vendeva alle vittime.
Tali pratiche e altri riti avrebbero purificato l’ambiente e contrastato le “Macumba” che il 69enne affermava essere esistenti a carico delle fragili donne.
Tali amuleti, asseritamente magici, non contenevano altro che erbe e spezie di comune reperimento sul mercato, così pure non è corrispondente al vero il titolo di Ingegnere col quale l’arrestato, per accreditarsi, si sarebbe presentato con le persone con le quali entrava in contatto.
In cambio l’indagato avrebbe ottenuto soldi, ricariche telefoniche e favori personali.
In un caso il 69enne avrebbe circuito una vittima e avrebbe ottenuto prestazioni sessuali che a sua detta avrebbero avuto il beneficio curativo, così come da tradizione indiana, di aiutarla a superare le proprie difficoltà in questa delicata sfera personale.
L’uomo avrebbe abilmente le vittime, intrecciando con queste un raffinato e subdolo legame, concretamente mantenuto anche grazie ad un continuo contatto telefonico.
Per questo motivo sarà chiesta dal PM il sequestro dell’utenza telefonica definendo tale atto come un “dovere all’oblio”.
L’auspicio della Procura della Repubblica è che altre vittime, rassicurate dal concreto esito dell’attività, trovino la forza di denunciare il 69enne.