Salvaguardia beni comuni Torino, la Giunta approva regolamento per la partecipazione dei cittadini
La proposta che Torino si doti di un Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni comuni urbani” è stata approvata questa mattina dalla Giunta comunale su proposta dell’Assessore Ilda Curti. In altre parole si progetta una “gestione condivisa” tra cittadini attivi e amministrazione, tendenzialmente di medio-lungo periodo, attraverso la quale è possibile avviare un insieme di attività di presidio e di servizio rivolti alle comunità locali per preservare i beni urbani.
Il nucleo innovativo delle norme approvate risiede nella possibilità di stipulare, tra la città ed i “Cittadini attivi” patti di collaborazione che definiscono gli obiettivi, la durata, le modalità di azione, il ruolo ed i reciproci impegni, anche economici, dei soggetti coinvolti, i requisiti ed i limiti di intervento, le modalità di fruizione collettiva dei beni comuni urbani oggetto del patto, la eventuale definizione di strumenti di coordinamento e governo, le reciproche responsabilità, le forme di sostegno messe a disposizione dal Comune, le misure di pubblicità, l’affiancamento del personale comunale, il monitoraggio e la valutazione.
II progetto è rivolto anche al cosiddetto terzo settore (le imprese cooperative e sociali, i comitati, le associazioni, il volontariato; una tradizione che a Torino ha solide radici nella solidarietà che ha animato la città industriale): “In questo modo le politiche e gli interventi di rigenerazione urbana faranno un salto di qualità- ha commentato l’assessore Curti presentando il testo alla Giunta“ – valorizzando le esperienze di qualità che la Città ha fin qui condotto, accettando nel contempo la sfida di costruire un nuovo modello di welfare urbano, adeguato alle crescenti complessità territoriali e fondato sulla collaborazione e sull’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Per fare questo dobbiamo innanzitutto valorizzare la città, i suoi spazi e le relazioni tra persone che quegli spazi rendono possibili. Una Città che diventi “bene comune” che diventi risorsa principale e condivisa per i suoi “cittadini attivi”, quei soggetti, singoli, associati o comunque riuniti in formazioni sociali, anche informali che si attivano per la cura, la gestione condivisa o la rigenerazione dei beni comuni urbani”.
Si prevede un periodo di sperimentazione della durata di un anno e l’istituzione di una Commissione consiliare per verificarne l’attuazione e valutare la necessità di adottare eventuali interventi correttivi.
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Massimiliano Rambaldi