Pagamento seconda rata Imu dicembre 2013, analisi costi, problemi sulle coperture, dichiarazioni
Tutto, o almeno la parte che interessa noi cittadini, ebbe inizio il 28 agosto scorso, quando in virtù della cancellazione dell’Imu, faceva capolino la Service Tax. Con il Consiglio dei Ministri di fine agosto, infatti, Enrico Letta & Co. avevano apparentemente risolto la questione Imu. Cancellazione per il 2013 ed eliminazione per il 2014. Nelle ultime ore, però, si è risollevata la polemica sulle famigerate coperture. Il rischio è quello di dover pagare la seconda rata a dicembre. Per decidere c’è tempo fino al 16 dicembre, giorno in cui scadrà la seconda rata. Facciamo chiarezza.
LA DECISIONE DEL 28 AGOSTO 2013 – Per comprendere la questione bisogna arretrare fino al maggio 2013 quando Enrico Letta, da poco insediatosi come Primo Ministro, decideva che la prima rata dell’Imu, inizialmente prevista per giugno, veniva ‘congelata’ in attesa di una nuova decisione prevista per agosto.
– Il 28 agosto, come dicevamo nel paragrafo introduttivo, con un Consiglio dei Ministri, la strana maggioranza che da circa metà anno sta governando il nostro Paese, chiariva ulteriormente la questione Imu: la prima rata, il cui pagamento ‘congelato’ era stato posticipato a settembre, veniva definitivamente cancellata, la rata di dicembre dovrà essere eliminata con la Legge di Stabilità di ottobre e dal 2014 niente più Imu nel vocabolario italiano.
– La rata inizialmente prevista per giugno e poi ‘congelata’ e posticipata fino a settembre, la si era potuta cancellare grazie alle coperture trovate dal Governo: “Riduzione della spesa pubblica, tassazione sui giochi e le imprese che ruotano sul gioco”, disse Enrico Letta a margine del CdM.
IL PROBLEMA DEL DEFICIT/PIL – Un sussulto di paura con riferimento all’Imu, a dire il vero, gli italiani l’hanno avuto anche ad ottobre. Erano quelli i giorni in cui non si parlava altro che della ‘manovrina’ resasi necessaria per riportare il rapporto deficit/Pil del nostro Paese sotto la soglia del 3%.
– I dati relativi al 2013 erano chiari: il nostro Paese presenta un rapporto deficit/Pil del 3,2%; per evitare di incorrere nuovamente in una sanzione, il governo italiano ha dovuto aprire subito un tavolo in cui discutere come rientrare nel parametro del 3%.
– Ed il “come rientrare nel parametro del 3%” si traduce in “come trovare risorse aggiuntive”. La ‘manovrina’ si concluse poi con risorse individuate per 1,6 miliardi di euro: 1,05 miliardi derivanti dal taglio alla spesa pubblica e 550 milioni derivanti dalle dismissioni.
– Grazie a queste risorse, il governo Letta ha evitato di gravare ulteriormente sulle tasche dei cittadini con misure come l’aumento delle accise sulla benzina o la reintroduzione dell’Imu sui villini; idee che si erano paventate nelle ore precedenti al mercoledì 9 ottobre 2013.
ARRIVIAMO ALLA “STABILITA'” – Il lento scorrere del tempo ci porta alla serata di martedì 15 ottobre 2013 quando il Governo ha varato la terza manovra economica del decimo mese dell’anno. Dopo l’aumento dell’Iva del 1° ottobre e la ‘manovrina’ di mercoledì 9, ecco arrivare anche la Legge di Stabilità (Per l’approfondimento, l’analisi punto per punto e le spiegazioni per tutti, CLICCA QUI).
– Trionfante, Enrico Letta ha subito voluto specificare: “Per la prima volta da tempo siamo riusciti a fare una Legge di Stabilità dove i conti quadrano senza aumentare le tasse e senza tagli al sociale e alla Sanità”.
– Non finisce qui: “Abbiamo mantenuto impegni con Bruxelles, siamo usciti dalla procedura di deficit eccessivo. E oggi duplice premio: per prima volta è la prima Legge di Stabilità che non comincia con sforbiciata di tagli di nuove tasse che servono per Bruxelles”.
– 14,6 miliardi di euro di sgravi fiscali per il prossimo triennio, rapporto deficit/Pil sotto il 2,5% da qui al 2016, introduzione della Trise (Tasi + Tari), bonus ristrutturazioni e molto altro.
E L’IMU? – “e molto altro”. Con queste parole abbiamo chiuso il paragrafo precedente. Bene, ma l’Imu? La questione non è ancora risolta e già circolano le voci che gli italiani potrebbero dover tornare a pagare questa tassa dopo che per quasi un anno tutti erano concordi nel riuscire ad eliminarla. Come è possibile?
– Quanto sia una questione economica o una mera ‘lotta’ politica è difficile dirlo. O meglio, in un contesto in cui anche l’America rischia il default abbracciando per quasi venti giorni lo shutdown, la risposta viene anche facile da dare.
– Ad ogni modo. L’Imu mette nuovamente in pericolo la tenuta della ‘strana maggioranza’. Lo scontro questa volta è sul pagamento o meno della seconda rata dell’Imu. Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha ricordato che per eliminarla è necessario trovare le coperture e che per farlo bisogna prendere delle “decisioni non facili” visto che “il reperimento delle risorse non è facile, si tratta di trovare un consenso politico se si vuole intervenire in un modo piuttosto che in un altro”.
– Sulla vicenda è intervenuto anche Pier Paolo Baretta, sottosegretario del Tesoro, che ha spiegato: “Il governo conferma il suo impegno; per trovare i soldi necessari abbiamo tutto novembre. E’ presto per dare una risposta”.
– Come a dire: ad ora non ci sono scenari che ci inducono a pensare che non si possa riuscire ad eliminare l’Imu, però per sicurezza noi diciamo che non sarà facile trovare le coperture necessarie. Insomma, il più classico del “we’re working for you” o, se preferite, “Stiamo lavorando per voi”.
INTERVIENE ANCHE LA POLITICA – Venendo da anni in cui ad ogni manovra corrispondono nuove tasse e in cui ad ogni nuova tassa corrisponde una manovra, solo il fatto che si inizi a paventare la, seppur remota, possibilità di una eventualità che non consentirebbe di trovare le coperture necessarie per eliminare il pagamento della seconda rata Imu, un sussulto ce lo fa venire a noi cittadini italiani.
– Sul tema non potevano non intervenire i nostri politici che, trovando terreno fertile per una campagna elettorale che ormai è in voga da fine settembre, hanno avuto l’occasione di ribadire le loro posizioni (che poi ci può essere davvero un politico che dica “Sì, vi farò pagare anche l’Imu”?).
– Stefano Fassina, viceministro dell’Economia, ha subito precisato: “Garantisco che gli italiani non pagheranno la seconda rata Imu”. In scia è arrivata la nota di Angelino Alfano: “La seconda rata dell’Imu non si pagherà. E’ un impegno assunto con il Parlamento e con gli italiani ed è un impegno che sarà mantenuto, che dovrà essere mantenuto. Anche il ministro Saccomanni, pur nella difficoltà della situazione, ha detto che si può eliminare”.
– E poi Capezzone: “Niente scherzi sull’Imu. È stato un impegno assunto pubblicamente nel Governo, e non può certo essere disatteso”. E Gasparri: “Il governo si decida”.
FACCIAMO DUE CONTI – C’è tempo fino al 16 dicembre per trovare una soluzione, ma è bene cercare di velocizzare se non si vuole perdere ulteriore elettorato. Lo stop della seconda rata dell’Imu costa alle casse italiane 2,4 miliardi di euro.
– Il piano dell’Esecutivo è quello di coprire una parte di questa cifra con il gettito proveniente dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia in mano alle banche; questa operazione dovrebbe però andare su binari molto veloci per far in modo che le risorse possano essere utilizzate nel 2013.
– Se Saccomanni deciderà di accettare questa proposta, allora già la prossima settimana potremmo avere un Consiglio dei Ministri con la decisione finale sulla questione Imu 2013.
– Se l’accordo dovesse saltare, a farne le spese saranno per l’ennesima volta gli italiani. Facendo due conti è facile concludere che in caso di pagamento della seconda rata dell’Imu, solamente per questa gli italiani potrebbero rischiare di dover pagare più di quanto versato nell’intero 2012 per l’Imposta Municipale Unica.
– Molti Comuni, infatti, stanno alzando (e per farlo hanno tempo fino al 30 novembre) l’aliquota sull’abitazione principale in modo da poter ricevere maggiori trasferimenti statali (a Milano si è passati dallo 0,4 allo 0,6%, a Bologna dallo 0,4 allo 0,5%).
COSA CONCLUDERE? – Il pagamento della seconda rata dell’Imu 2013 è più teorico che pratico e concreto dal momento che metterebbe seriamente a rischio la tenuta dell’esecutivo.
– Tuttavia il 16 dicembre si avvicina velocemente e trovare una soluzione non sembra affatto semplice.
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Matteo Torti