Grigory Sokolov torna con un programma dedicato a Beethoven e Brahms
Unanimemente considerato uno dei più grandi interpreti viventi, Grigory Sokolov persegue da sempre la ricerca del senso più profondo delle opere che costituiscono il suo vasto repertorio; una dedizione assoluta che, unita alla sua presenza costante sui massimi palcoscenici internazionali, fa di ogni suo concerto un’esperienza d’ascolto di rara intensità.
Dopo il successo delle ultime due stagioni, torna all’Auditorium Giovanni Agnelli venerdì 12 dicembre alle 20:30 con un programma dedicato a Beethoven e Brahms. Charity partner della serata è la Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi, con cui prende il via il programma Lingotto Musica per la Comunità.
«Con questa iniziativa vogliamo mettere la forza della musica al servizio del territorio – sostiene Paola Giubergia, Presidente di Lingotto Musica – offrendo ai nostri concerti una dimensione che vada oltre l’esperienza artistica e diventi occasione di visibilità per enti che operano ogni giorno a favore di chi è in difficoltà. È un programma che nasce per valorizzare l’impegno delle realtà filantropiche piemontesi e rafforzare il nostro legame con la città. Siamo felici di inaugurarlo insieme alla Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi, il cui impegno sociale rappresenta da sempre un punto di riferimento per chi è costretto ai margini».
«Siamo lieti di essere Charity Partner – afferma Lavinia Elkann, Presidente della Fondazione Specchio dei tempi – di questo concerto a supporto della sottoscrizione Tredicesime dell’Amicizia, un gesto concreto di vicinanza verso gli anziani più fragili e soli. Questa iniziativa, attiva dal 1976, permette di offrire un aiuto reale a chi vive in difficoltà. La musica e la solidarietà si uniscono per fare la differenza verso chi ha bisogno».
Realtà solidale che da 70 anni interviene in Piemonte, in Italia e nel mondo a sostegno di anziani, bambini, famiglie monogenitoriali vulnerabili e persone senza dimora, la Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi trova nelle Tredicesime dell’Amicizia – che quest’anno giunge alla 49ª edizione – una delle iniziative più sentite: un progetto che ogni anno regala un sostegno economico a migliaia di anziani soli e in difficoltà. Solo nell’ultima edizione sono stati distribuiti oltre 2.500 assegni da 500 euro, grazie alla generosità di oltre 5.000 donatori. Con quasi 35 milioni di euro distribuiti dal 1976 ad oggi, le Tredicesime rappresentano un gesto di vicinanza che, oltre all’aiuto economico, porta calore e dignità a chi rischia di rimanere invisibile.
Grigory Sokolov
Il prodigioso talento di Grigory Sokolov (Leningrado, 1950) è stato riconosciuto nel 1966 quando, a soli sedici anni, è diventato il più giovane musicista di sempre a vincere il Primo Premio al Concorso Internazionale Čajkovskij di Mosca (la giuria quell’anno era presieduta da Emil Gilel’s).
Con il crollo dell’URSS si è progressivamente affermato anche sulla scena internazionale: ha svolto grandi tour negli Stati Uniti e in Giappone e ha collaborato con le orchestre più prestigiose, prima di dedicarsi esclusivamente al recital solistico.
Attualmente tiene circa settanta concerti ogni stagione, immergendosi completamente in un singolo programma e presentandolo in tutte le principali sale d’Europa. Il recital, nel quale è in grado di stabilire una profonda connessione con il pubblico, è infatti l’unico modo per apprezzare un artista incline per natura a diffidare delle registrazioni in studio.
Le sue rare incisioni, in esclusiva per Deutsche Grammophon dal 2014, sono quasi esclusivamente dal vivo e comprendono un repertorio che va da Purcell a Rachmaninov, passando per i grandi autori del XIX secolo.
La Sonata n. 4 in mi bemolle maggiore op. 7
(Pubblicata nel 1797) è una tappa importante nel percorso evolutivo del giovane Ludwig van Beethoven (1770-1827) che, nella Vienna di fine Settecento, era un affermato virtuoso e improvvisatore. Dopo le tre Sonate op. 2 dedicate al maestro Haydn, la successiva – edita non a caso con numero d’opus singolo – reca nella prima edizione il titolo Grande Sonata.
Con quest’opera, Beethoven consacra dunque la sonata a genere di dignità pari a quella del quartetto e della sinfonia. Le sei Bagatelle op. 126 (pubblicate nel 1825) sono invece una delle ultime composizioni pianistiche del genio di Bonn. Di poco posteriori alle grandi sonate dei primi anni ’20 e alle monumentali 32 Variazioni su un tema di Diabelli, questo ciclo condivide lo stesso inconfondibile stile dell’estrema stagione creativa di Beethoven.
Il giovane Johannes Brahms (1833-1897)
Fu profondamente devoto a Robert Schumann, che per primo ne comprese l’eccezionale talento e si prodigò a renderlo noto al mondo musicale dell’epoca. La forza immaginifica della musica di Schumann si riverbera nelle quattro Ballate op. 10, composte nell’estate del ’54 e pubblicate due anni più tardi.
La raccolta si presenta come un ciclo unitario, una sorta di meditazione in musica intorno alla tragica vicenda narrata nella ballata tradizionale scozzese Edward, conosciuta da Brahms grazie a una traduzione in tedesco di J. G. Herder. In questa poesia, il giovane principe confessa alla madre un terribile delitto, ed è costretto a lasciare la sua patria per sempre.
A distanza di un quarto di secolo, le atmosfere nordiche e il clima vivo, ardente delle ballate giovanili tornano a caratterizzare due opere della maturità del compositore: le Rapsodie op. 79, eseguite per la prima volta nel 1880 da Brahms stesso.
