Prorogata fino al 1 maggio “Alessandria il Novecento. Da Pellizza a Carrà una storia di artisti”
La mostra ALESSANDRIA IL NOVECENTO. Da Pellizza a Carrà una storia di artisti ha riscosso un forte interesse da parte del pubblico e ha registrato oltre 3000 presenze con un crescente numero di visitatori provenienti da fuori provincia e regione, in particolare dal Piemonte e Lombardia. Per questo motivo, la Regione Piemonte, la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e la Camera di Commercio di Alessandria-Asti hanno deciso di prorogare l’esposizione fino al 1° maggio 2022.
Molto apprezzato anche il catalogo pubblicato da Line.Lab che – accanto ai saggi introduttivi dei curatori e di altri studiosi volti a inquadrare il contesto storico economico e culturale del ‘900 nel territorio di Alessandria e i suoi rapporti con la realtà nazionale, contiene la riproduzione di tutte le opere in mostra e le biografie critiche di tutti gli artisti presenti.
I curatori Maria Luisa Caffarelli e Rino Tacchella, insieme al comitato scientifico composto da Fulvio Cervini, Chiara Lanzi, Liliana Rey Varela, Roberto Livraghi e Andrea Rocco, con questa esposizione vogliono raccontare il contributo dato dagli artisti nati ad Alessandria e nella provincia alla storia dell’arte italiana del secolo scorso: una storia inedita in cui si sono avvicendate nell’arco di pochi decenni nuove forme espressive e rivoluzionarie situazioni culturali.
La fioritura artistica del territorio, soprattutto nella prima metà del ‘900, legata a personaggi come Leonardo Bistolfi, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli e Carlo Carrà, autorizza a individuare una sorta di genius loci: da quelli che sono stati veri protagonisti delle maggiori correnti artistiche del XX secolo – simbolismo, divisionismo, futurismo, metafisica, Novecento – si può dire abbia germinato una vasta progenie di artisti dal profilo non così internazionale, ma di indiscussa rilevanza che hanno operato attivamente nel corso del secolo.
Alcuni trasferendosi in centri come Milano, Torino o Roma, altri compiendo viaggi in Europa all’epoca tutt’altro che agevoli, molti nella dimensione prevalente della città di origine in cui hanno continuato a operare, tutti hanno a diverso titolo contribuito a interpretare le nuove espressioni d’arte che andavano affermandosi, intrecciando sul territorio alessandrino una rete di rapporti che ha dato vita a un’epoca di creatività e di ricerca.
Ne fanno fede le presenze alle Biennali di Venezia, significative fin dalla prima edizione del 1895, ma molteplici e ripetute fino agli anni ’60 e le partecipazioni alle Quadriennali di Roma, alle Triennali di Milano e alle Promotrici di Torino.
Alessandria e la sua provincia possono quindi essere identificate come “epicentro” di vicende che vale la pena raccontare attraverso le opere – dipinti e sculture – ma in un caso specifico, quello di Angioletta Firpo, anche attraverso la documentazione delle sue performance, in un confronto a posteriori che solo può rendere giustizia di “debiti” e “crediti”, dando conto di risonanze e riecheggiamenti, di apprendimenti e di ribellioni.
Non va trascurata inoltre la centrale importanza dell’architettura che nel XX secolo ha visto lavorare nel territorio di Alessandria personaggi come Marcello Piacentini, Piero Porcinai, Franco Petrucci, Ignazio Gardella, Paolo Portoghesi. L’allestimento della mostra, progettato da Giorgio Annone di Line.Lab, prevede su questo tema richiami multimediali e fotografici e collegamenti immersivi ai movimenti artistici e ai suoi fondatori e protagonisti.
Infine, vanno menzionati altri personaggi – come Angelo Barabino, Pietro Morando, Anselmo Carrea e Vito Boggeri – che hanno punteggiato il secolo, costituendo esempi tutt’altro che trascurabili di “outsider” di inesplorata creatività, ma di fama molto circoscritta proprio per la loro personalità introversa e schiva.
Grazie alle opere messe a disposizione dalle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e della Camera di Commercio di Alessandria-Asti, oltre quelle di collezionisti privati, è possibile oggi con questa mostra mantenere viva la memoria di questi autori e costruire un corpus di materiali iconografici indispensabili per uno studio onnicomprensivo e per quanto possibile esaustivo del Novecento alessandrino.