L’agricoltura in Piemonte nel 2024, numeri e tendenze. Meno aziende, ma più grandi
Agricoltura in Piemonte: dal punto di vista strutturale, il 36% del territorio del Piemonte è destinato alla produzione agricola.
La tendenza nelle aziende agricole piemontesi negli ultimi anni è di una contrazione numerica compensata però dall’aumento complessivo di superficie coltivata, e quindi da una maggiore estensione media di ogni azienda.
Le aziende agricole attive in Piemonte passano dalle 47.099 del 2020 alle 43.445 del 2023, ma diventano più grandi. La superficie coltivata in Piemonte cresce infatti in valore assoluto: dagli 898.373,66 ettari del 2020 ai 905.235,06 del 2023: ogni azienda, quindi, sale da 19,13 a 20,86 ettari di superficie media, con una significativa crescita del 9%
Nel 2024 la fotografia degli allevamenti in Piemonte restituisce 11.750 aziende per un numero complessivo di 20.698.455 capi.
In crescita anche la produzione standard delle aziende piemontesi, passata da 3.779.125.689 euro del 2020 ai 3.805.971.639 del 2023. La produzione standard è il valore della produzione lorda delle aziende agricole. Viene determinata per ciascuna regione e per ciascuna attività produttiva vegetale e animale ed è calcolata utilizzando dei valori di base medi.
I giovani riscoprono l’agricoltura
I giovani piemontesi riscoprono l’agricoltura. Le aziende con proprietari o conduttori sotto i 41 anni nel 2023 sono 5.902 su 43.445, con una significativa incidenza passata negli ultimi 10 anni dal 12,1% al 13,8%. Nonostante questo lieve aumento, si tratta di una quota ancora troppo bassa se confrontata con quella degli ultra sessantacinquenni (33%). In questo caso sono le aree più svantaggiate a guidare meglio il cambiamento, probabilmente grazie ad un minore costo dell’accesso alla terra. Nelle aree classificate D, infatti, le aziende guidate da giovani superano di poco il 20% mentre nelle aree C2 sono il 15,3%.
Un’agricoltura sempre più al femminile
Quella piemontese è un’agricoltura con una forte impronta femminile. Le aziende agricole con titolare donna nel 2024 sono 11.336, che rappresentano oltre un quarto del totale: il 25,80%.
Analizzando le tipologie di azienda emerge, inoltre, una forte vocazione verso l’agriturismo, settore in cui le aziende guidate da donne sfiorano il 40% con una tendenza in crescita negli ultimi anni (erano il 37,7% nel 2018).
Cresce il bio
Uno degli obiettivi strategici della Politica Agricola Comune della Ue è la tutela dell’ambiente, insieme alla salvaguardia della biodiversità e del paesaggio. Decisa in Piemonte l’impennata del biologico: dalle 2.798 del 2020 le imprese agricole piemontesi a indirizzo certificato bio sono passate a 3.524 del 2023, con un incremento di oltre il 15 %.
Se guardiamo agli ultimi 5 anni la crescita è stata del 19,6% arrivando a rappresentare il 7,5% delle aziende totali con una SAU di circa 82.000 ettari (+4,1%). Questa percentuale sale al 12,6% tra le aziende guidate da giovani, in particolare in alcuni settori come le coltivazioni permanenti e l’ortofloricoltura. Anche in termini di superficie, il passaggio alla produzione biologica ha avuto un forte incremento passando dai 48.105 ha del 2018 ai 56.721 ha del 2023 (+17,9%), ricoprendo il 6,2% della Sau.
La fotografia delle aziende agricole piemontesi nel 2024 (dati aggiornali a luglio 2024)
Anno | 2024 | 2024 |
OTE – PS livello 1 | Aziende (n.) | Ps (euro) |
1. Aziende specializzate nei seminativi | 12.228 | 605.317.224 |
– di cui Risicole specializzate | 1.231 | 236.568.108 |
2. Aziende specializzate in ortofloricoltura | 1.494 | 277.693.026 |
3. Aziende specializzate nelle colture permanenti | 11.229 | 728.912.376 |
– di cui Aziende specializzate in viticoltura | 5.681 | 461.683.770 |
– di cui 36. Aziende specializzate in frutticoltura | 4.552 | 225.818.663 |
4. Aziende specializzate in erbivori | 6.224 | 752.106.746 |
– di cui 45. Aziende bovine specializzate – orientamento latte | 890 | 250.879.870 |
– di cui 46. Aziende bovine specializzate – orientamento allevamento e ingrasso | 3.606 | 362.795.913 |
– di cui 47. Aziende bovine – latte, allevamento e ingrasso combinati | 302 | 64.625.982 |
– di cui 48. Aziende con ovini, caprini ed altri erbivori | 1.426 | 73.804.982 |
5. Aziende specializzate in granivori | 382 | 799.825.848 |
– di cui 51. Aziende suinicole specializzate | 278 | 633.257.798 |
– di cui 52. Aziende specializzate in pollame | 73 | 163.362.024 |
6. Aziende con policoltura | 2.960 | 151.579.546 |
7. Aziende con poliallevamento | 46 | 5.266.851 |
8. Aziende miste (colture e allevamento) | 2.553 | 206.084.059 |
9. Aziende non classificate | 124 | 0 |
Non disponibile | 2.034 | . |
totale | 39.274 | 3.526.785.675 |
Gli agriturismi
L’attività agrituristica in Piemonte ricopre un ruolo di grande importanza come integrazione di reddito per aziende meno inserite nei circuiti commerciali tradizionali, soprattutto nelle aree montane e collinari dove l’accesso al mercato è più difficile ma sono presenti, invece, forti elementi attrattivi di tipo turistico, paesaggistico, naturalistico ed enogastronomico. Questa attività, tra le più penalizzate nel periodo pandemico come peraltro tutto il comparto turistico, ha mostrato già nel 2022 un forte recupero del 4,5%. Nel 2023, secondo l’ultima rilevazione Istat, il numero di agriturismi è salito nuovamente (+3,6%), raggiungendo un totale di 1.467.
Il settore agricolo e rurale piemontese: un’analisi
Anche l’agricoltura piemontese è stata messa di fronte nel 2022-23 alla gravità dell’emergenza climatica, che si è manifestata provocando una forte crisi idrica che ha interessato tutti i settori agricoli; alla crisi economica, che sta spingendo con forza il settore verso le trasformazioni già intraprese alla fine del secolo scorso e accelerate ulteriormente dagli sconvolgimenti portati dalla diffusione della pandemia e dalle tensioni internazionali sfociate nel conflitto russo-ucraino.
Sul piano del mercato, le frequenti crisi finanziarie hanno portato molte aziende ad orientarsi verso una maggiore segmentazione e qualificazione dell’offerta al fine di una miglior valorizzazione delle produzioni e di sottrarsi alle crisi delle “commodity”. Sul piano territoriale si è notevolmente allargata l’influenza dell’“economia del gusto” che ha contribuito al rilancio di alcune aree rurali della regione. Il Piemonte, inoltre, spicca per la varietà del suo territorio e delle sue produzioni.
Infine, è da rimarcare l’importanza delle politiche pubbliche rivolte al settore e in particolare della Pac (Politica Agricola Comune), che ne condiziona fortemente lo sviluppo e gli orientamenti produttivi.
Il numero delle aziende agricole è fisiologicamente in calo da alcuni decenni. Negli ultimi 5 anni si è passati da 52.324 a 49.632 aziende, con un calo medio annuo dell’1% circa. Il numero di addetti nelle ultime annate è, invece, rimasto stabilmente poco sopra le 70.000 unità. Il calo delle aziende riguarda soprattutto le aziende marginali con minore professionalità e condotte da titolari di età più elevata. Aumenta, quindi, la dimensione media aziendale mentre il settore progredisce in termini di propensione all’innovazione e agli investimenti.
In questo senso, un dato positivo riguarda la presenza di titolari con meno di 40 anni, in crescita anche grazie alle politiche del PSR a partire dal 2016 e che nel 2022 hanno raggiunto il 14% del totale, pari a 6.656 aziende.
L’industria alimentare si è consolidata dopo un forte ridimensionamento causato dalla crisi economica, stabilizzandosi su una consistenza di circa 4.400 aziende (nel 2007 erano poco più di 7.000).
Il valore della produzione del settore agricolo, silvicolturale e della pesca piemontese ammontava nel 2021 a circa 4,2 miliardi di €, in ripresa dopo la negativa annata 2020. Se si depura questo dato dalla parte reimpiegata nel settore si ottiene il valore aggiunto regionale che ammontava a 1,95 mld di €. L’aumento dei costi di produzione di molte materie prime (+23% medio nel corso del 2022 per il settore agroalimentare) ha inciso notevolmente sulla redditività delle aziende piemontesi spingendo verso l’alto i prezzi all’origine di molti prodotti con ricadute a catena su prezzi all’ingrosso e al consumo.
Il Piemonte da sempre risulta importatore netto di prodotti agricoli (2,34 mld di € contro 0,57 mld di export) ed esportatore di prodotti trasformati (import 2,09 mld di € ed export 7,0 mld).
Il settore primario destina la gran parte dei propri prodotti al mercato interno: tra le produzioni primarie esportate va citata la frutta fresca (soprattutto mele e kiwi) mentre per i prodotti trasformati, sono numerose le produzioni destinate all’export come vino, caffè e prodotti dell’industria dolciaria. La crisi internazionale del 2022, dopo le iniziali preoccupazioni legate ad alcuni blocchi commerciali, non sembra aver inciso sul risultato finale dell’export regionale (+15% per prodotti agroalimentari), mentre più rilevanti sono state le criticità in entrata a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime, su tutti quelli energetici.
Il principale elemento fondante del successo delle produzioni agroalimentari piemontesi è rappresentato dai prodotti di qualità certificata DOP e IGP, ovvero legati al territorio di origine: in Piemonte sono 23 le denominazioni nel settore alimentare e 59 nel settore del vino. La ricchezza del territorio piemontese è anche riconosciuta in 341 produzioni tipiche regolamentate sotto la dicitura PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale).
Le produzioni biologiche sono in crescita da alcuni anni, con 3.215 aziende piemontesi che aderiscono a questo regime di produzione e una superficie coltivata di poco superiore ai 51.000 ha. Rispetto alla media nazionale il Piemonte rimane al di sotto con il 5,5% della superficie agricola regionale (media nazionale 17%) ma in linea con le regioni del Nord Italia. La distribuzione tra le diverse colture è molto frammentata con prevalenza di cereali, foraggere, vite e frutta a guscio.
Allargando lo sguardo alla componente terziaria della filiera agroalimentare, spicca la notevole crescita delle aziende ricettive (alloggio e ristorazione) che in molte aree della regione sono strettamente collegate al settore primario grazie alla diffusione dell’enogastronomia. Questa categoria è cresciuta molto nell’ultimo decennio attestandosi poco sotto le 30.000 unità. Il biennio 2020/21, a causa della pandemia di Covid-19, ha registrato una contrazione del settore che ha però mostrato significativi segnali di ripresa già dal 2022.
Il turismo rurale evidenzia sia l’aumento costante dei flussi turistici che l’evoluzione dell’offerta ricettiva, grazie alle circa 1.300 aziende agricole che praticano agriturismo, che permette un’alta valorizzazione della produzione aziendale in connessione con l’offerta di servizi turistici e la valorizzazione di paesaggio e aspetti culturali.
Tra le altre forme di diversificazione più diffuse vi sono le fattorie didattiche e l’agricoltura sociale. mentre cresce il ruolo delle aziende agricole nell’offerta di servizi legati sia alla sfera ricreativa che a quella dei bisogni sociali e assistenziali, in particolare nelle aree urbane e periurbane.
Le politiche pubbliche della Regione per l’agricoltura piemontese
Riguardo alle politiche pubbliche, il 2024 rappresenta il secondo anno del nuovo ciclo di programmazione comunitario 2023-2027 che prende il nome di Piano Strategico della Politica Agricola Comune (PSP). In esso sono compresi tutti gli strumenti finanziabili attraverso i due principali Fondi Europei che interessano il settore primario: il Feaga (cosiddetto “primo pilastro”) e il Feasr (“secondo pilastro”). Il primo pilastro della Pac ammonta a circa 10,5 miliardi di € su scala nazionalele si articola in diverse linee di finanziamento (aiuti diretti, aiuti settoriali, eco-schemi) e che ogni azienda agricola abbia diritto a percepire un pagamento, a patto di rispettare alcuni impegni di base di natura ambientale. Il volume totale annuo per il Piemonte nello scorso ciclo è stato di circa 340 milioni di €.
Il secondo pilastro della PAC è l’ex Programma di sviluppo rurale (Psr), strumento attivato dal Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale (FEASR) e attraverso il quale la Direzione Agricoltura della Regione Piemonte, in collaborazione col partenariato economico e sociale regionale, individua le strategie e gli interventi per la sua innovazione, competitività e sostenibilità ambientale e territoriale. Il programma, che dal 2023 prende il nome di Csr (Complemento di Sviluppo Rurale), ha una dotazione di 750.255.116,40 di finanziamento pubblico e trova attuazione in 51 diversi interventi raggruppabili in 7 categorie: ambiente e clima; indennità vincoli naturali; investimenti; giovani e startup; cooperazione; akis (Agricultural Knowledge and Innovation System).
Le priorità della Regione Piemonte per il sostegno allo sviluppo dell’agricoltura attraverso il Complemento di Sviluppo Rurale 2023-27 riguardano: Giovani agricoltori, Investimenti per il settore irriguo (efficienza utilizzo acqua), Investimenti ambientali, Biologico, Zootecnia compresi interventi per il benessere animale, Apicoltura, Risicoltura, Formazione e innovazione.
Dei 750.255.116,40 euro di dotazione del Csr, al 15 settembre 2024 ne sono stati attivati 483.735.274 per 50 interventi. Entro dicembre 2024 è prevista l’apertura di altri 11 bandi che spaziano dalla competitività allo sviluppo digitale delle aziende agricole, dal rimboschimento allo sviluppo socioeconomico delle aree rurali
Lo stato di attuazione del Complemento di Sviluppo Rurale 2023-27 della Regione Piemonte, con il dettaglio dei progetti, bandi e interventi a sostegno dell’agricoltura piemontese viene presentato a Terra Madre – Salone del Gusto giovedì 26 settembre alle 14 allo Spazio Piemonte.
Fonte
Anagrafe Agricola del Piemonte. È l’elemento centrale del sistema informativo agricolo SIAP in cui sono raccolti i dati anagrafici e strutturali dei soggetti (aziende agricole, imprese di trasformazione, cooperative, consorzi, persone fisiche, ecc.) che avviano o hanno avviato presso la PA piemontese procedimenti amministrativi in materia di agricoltura e sviluppo rurale. Tali soggetti, sebbene non siano l’intero universo delle aziende agricole del Piemonte, rappresentano buona parte delle aziende agricole attive sul territorio e la maggior parte della SAU regionale.