I Finanzieri del Nucleo Polizia Tributaria Torino, in collaborazione con il Nucleo Polizia Tributaria Asti e coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Asti, hanno sottoposto a sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, beni e disponibilità finanziarie-patrimoniali riconducibili ad un impreditore astigiano, coinvolto in un crack societario da oltre 3 miliardi e mezzo di euro, con quasi 900 milioni di distrazioni di fondi, secondo in Italia solo a quello della “Parmalat”.
Secondo quanto spiegato, l’attività di cautela dei beni si inserisce nell’ambito di un iter giudiziario scaturito da complesse e articolate indagini in materia di frode fiscale e bancarotta fraudolenta condotte dalle Fiamme Gialle nei confronti delle varie aziende dell’imprenditore.
Il conglomerato aziendale che sarebbe stato convogliato, nel tempo, verso un irreversibile dissesto economico-finanziario che avrebbe determinato il fallimento di molte di esse, attraverso la depauperazione del patrimonio aziendale in favore di soggetti giuridici nazionali ed esteri, rivelatisi schermi societari dello stesso imprenditore astigiano o di alcuni suoi sodali, al fine di renderne difficoltosi l’individuazione e il recupero.
Le investigazioni, stando a quanto appurato, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Asti, Dott. Luciano Tarditi, e che contano, allo stato, 29 indagati per gravi reati tributari, societari e fallimentari, oltre a consentire l’arresto dell’imprenditore nel luglio del 2015, a seguito di estradizione concessa dalla Svizzera, paese dove quest’ultimo aveva provato a rifugiarsi, avrebbero permesso di ricostruire le articolate operazioni societarie orchestrate dal sodalizio criminale anche mediante l’utilizzo di strutture giuridiche offshore, al fine di celare agli organi di giustizia l’effettivo possesso di beni mobili e immobili sul territorio nazionale.
In base a quanto appurato, in tale ambito, gli accertamenti sono stati eseguiti anche nei confronti di un nutrito nucleo di “teste di legno” e “collaboratori” dell’arrestato, rimasti in sella ai vertici dei consigli di amministrazione o con importanti cariche societarie, e avrebbero permesso di far emergere numerosi e rilevanti beni riconducibili, in concreto, all’imprenditore, sottratti all’attivo fallimentare.
Sulla base delle risultanze investigative, è stato disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Asti, dott. Giorgio Morando, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, fino a concorrenza di quasi 190 milioni di euro, del patrimonio riconducibile all’arrestati. Pertanto, sono stati sottoposti al vincolo cautelare reale i titoli azionari di due soggetti economici, due ville di lusso, situate a Como e a Campione d’Italia, intestate solo fittiziamente a società schermo con sede in Liechtenstein, numerosi terreni ubicati nel comasco, nonché tutte le disponibilità finanziarie presenti sui conti correnti personali e societari, per un valore complessivo di circa 63 milioni di euro. La ricostruzione degli asset patrimoniali da sottoporre a sequestro è stata realizzata a seguito di numerose perquisizioni locali e domiciliari, acquisizioni documentali presso intermediari finanziari, nonché approfondite analisi sulle banche dati nazionali ed estere, grazie alle quali sono state individuate tutte le società coinvolte nel fallimento.