I Carabinieri che si sono trovati di fronte al dramma della morte del bimbo di Settimo sono stati, prima ancora che carabinieri, padri mariti e madri, trasformando le indagini, rapide e risolutive, non solo in una scoperta giudiziaria, ma soprattutto nell’affrontare e gestire una grave situazione di disagio e disperazione.
Non c’è stata neanche la soddisfazione professionale di avere risolto un caso di omicidio, quella che i Carabinieri provano quando riescono a dare ” il volto all’assassino”.
In questo caso c’è stata la tristezza di arrestare una madre disperata, probabilmente vittima lei stessa con il suo bimbo oltre che carnefice. E’ emersa da un lato la solitudine profonda di quella ragazza e dall’altro la mancata conoscenza delle possibilità assicurate dalla normativa di settore che garantisce la possibilità di partorire nell’anonimato alle donne che non possono o non vogliono riconoscere il bambino, in Piemonte sancita dalla legge regionale 16/2006 “Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali” secondo cui in situazione di dubbio se tenere o meno il nascituro le donne possono chiedere aiuto a consultori servizi sociali oppure ospedali.
La rete territoriale di informazione passa anche dalle caserme dove uomini e donne, così come per i casi di vittime di atti persecutori, anche nei casi di gravidanze indesiderate, possono dare consigli e indirizzare al posto giusto. Non pretendiamo di avere la soluzione per tutto, ma una parola di conforto, di ascolto e di orientamento a volte può bastare per evitare tragedie.