Il tempestivo intervento della Guardia di Finanza di Torino ha evitato che due imprenditori vedessero andare completamente in rovina la propria impresa familiare attiva nel settore delle costruzioni edili dal lontano 2001, anno in cui, i due, avevano costituito l’azienda per
poi amministrarla ininterrottamente fino al 2014.
Secondo quanto spiegato, la società, operante da anni nel settore edilizio, era più che solida dal punto di vista patrimoniale, ma momentaneamente aveva dei problemi di liquidità dovuti principalmente alla crisi. Per questo motivo, i due imprenditori sono stati avvicinati da cinque soggetti, con a capo un uomo di origini siciliane, ma da tempo residente in Piemonte.
Stando a quanto accertato, l’organizzazione avrebbe progettato la truffa curando anche i più piccoli dettagli: i malcapitati venivano indirizzati negli uffici di una nota ONLUS, ente
totalmente all’oscuro del disegno criminoso, che opera sul territorio nazionale a sostegno proprio di quelle imprese che, a causa della crisi, si ritrovano in difficoltà economiche, qui sarebbero accolti dal capo della banda che, effettivamente, riveste una carica all’interno della stessa ONLUS e che prometteva di risolvere ogni problema di liquidità tramite la sua ditta individuale attraverso cui svolgeva l’attività di procacciatore d’affari.
I truffati, pensando erroneamente di avere una partnership con la ONLUS, si sarebbero fidati
delle proposte e delle promesse dell’uomo. Secondo l’accordo, un fondo americano avrebbe
finanziato per 5 milioni di euro la società; a fronte del finanziamento, era però richiesta la
somma di 55mila euro per spese di “istruzione pratica”, somma che sarebbe stata
restituita nel caso in cui il finanziamento non fosse stato irrogato.
In realtà, i finanziamenti non sono mai arrivati, i costi di istruzione sarebbero stati incassati
dall’organizzazione criminale e, per di più, la somma pattuita non è stata più restituita.
A rendere ancora più insidioso il meccanismo fraudolento scoperto dai Finanzieri del
Gruppo Torino, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, è il fatto che i truffatori,
approfittando dello stato di bisogno degli imprenditori e della fiducia da costoro riposta
nelle loro promesse, sarebbero riusciti anche ad impossessarsi dell’intera realtà aziendale.
Infatti, con il pretesto di gestire in modo “manageriale” l’impresa, in attesa del famigerato
finanziamento, un membro dell’organizzazione criminale, collocato al vertice dell’azienda,
ben lungi da prendere iniziative economiche o riorganizzative, avrebbe cercato di appropriarsi del cospicuo patrimonio societario vendendo immobili di pregio a prezzi irrisori a società gestite da “teste di legno” riconducibili al sodalizio.