“Fabbricatori di favole” e Milena Buti al Museo MIIT di Torino
Doppia esposizione al Museo MIIT di Corso Cairoli 4, a Torino: le due mostre saranno inaugurate giovedì 18 Aprile dalle ore 17.00. Fino al 4 Maggio sarà infatti possibile visitare le esposizioni ‘Fabbricatori di Favole’ a cura di Elio Rabbione e “Milena Buti. INdeFINITO’ a cura del Direttore del Museo MIIT Guido Folco.
‘Fabbricatori di favole’: varie le proposte di questa esposizione, differenti i modi di affrontare la tela (bianca). Dentro quella libertà d’espressione si aggirerà chi vorrà visitare la mostra, apprezzando la professionalità e la maestria e la grande bellezza degli artisti, la padronanza di ogni singola tecnica fatta propria prova dopo prova, la dinamicità e la vivacità di certe opere, una diversità messa a confronto e un perenne lavoro proposto agli occhi del pubblico che ancora una volta vorrà apprezzarli.
Convinti più che mai – chi indica una traccia, lo spettatore in visita, l’autore stesso – che ogni opera dipinta appartiene allo spirito della ricerca, alla bellezza del fare, all’insieme della partecipazione. Alla creazione di una favola, semplicemente. La visita presso il MIIT torinese della mostra “Fabbricatori di favole” significa non soltanto mantenere vivi certi rapporti ma anche porre attenzione al lavoro di una Comunità che continua a crescere e a porre la giusta attenzione ai temi della Cultura.
Autori presenti, Graziella Alessiato, Andreina Bertolini, Anna Branciari, Maria Brosio, Enrica Carbone, Giorgio Cestari, Dario Cornero, Giancarlo Costantino, Ezio Curletto, Cristina De Maria, Lidia Delloste, Mara Destefanis, Alessandro Fioraso, Franco Goia, Giacomo Gullo, Giorgia Madonno, Adelma Mapelli, Bruno Molinaro, Marina Monzeglio, Annamaria Palumbo, Luisella Rolle, Giacomo Sampieri, Simonetta Secci, Magda Tardon, Eleonora Tranfo, Paolo Viola.
‘Milena Buti. INdeFINITO’. Un orizzonte non è mai solo questo per Milena Buti, così come una composizione di frutta o una pozzanghera che riflette cielo e mondo. La natura è metafora dello spirito: così l’artista si svela agli occhi dell’osservatore, attraverso la sua visione nuova e personale della realtà, che diventa immagine dell’anima. Il bello dell’arte è proprio questo: emozionare con un colore, con una pennellata, facendo riemergere ricordi, memorie, attimi di vita vissuta.
Nella sua pittura graffiata, il fascino del “non finito” esalta le forme, lasciandoci liberi di immaginare una realtà più complessa, sul confine tra verità e sogno. In quei tratti veloci, in cui la pittura rincorre la luce e la fa sua, trasformandola in forma e volume, l’artista esprime la meraviglia e lo stupore di fronte alla semplicità complessa del vero e della natura. Milena Buti utilizza la luminosità del pigmento e delle tonalità come elemento cromatico e formale, plasmando i contorni di una realtà che dalla vita trapassa al sogno. E’ tale intensa sensazione di sospensione temporale a rendere ogni suo lavoro una metafisica espressione dell’Essere, l’intima e silente rappresentazione di se stessa nel mondo.
La modernità della sua pittura risalta in un linguaggio immediatamente percepibile e al contempo profondamente interiorizzato, capace di coinvolgere lo sguardo dell’osservatore in un viaggio nuovo e inaspettato in una quotidianità solo all’apparenza tangibile e concreta. Nel suo sempre nuovo alfabeto emozionale l’artista crea i suoi universi con rapidità gestuale e dinamismo compositivo, lasciando scorrere il colore sul supporto, facendolo colare in una sorta di action painting in cui il dripping riesce ad esprimere quella “pittura d’azione”, come la definì il critico americano Harold Rosemberg nel 1952, che unisce sapientemente espressionismo e astrazione.
Soffermandosi sui dettagli delle opere di Buti, astraendone pennellate e cromie si possono scoprire molteplici soluzioni che rappresentano, ognuna, un’opera a sé stante. Si potrebbe quasi parlare di “quadro nel quadro”, procedimento narrativo e pittorico tanto usato nell’arte fiamminga e olandese del Seicento che ritorna anche nella pittura metafisica non soltanto dechirichiana, dando vita a quella doppia visione, sospesa tra realtà e illusione, tipica di certe astrazioni concettuali. Milena Buti, la sua pittura, sono quindi universi da indagare con la consapevolezza di ritrovarvi storia, innovazione, cultura.