Intervista a Christian Martucci, il chitarrista si racconta tra Stone Sour, Black Star Riders e l’Italia
Rock e tanta Italia nell’intervista di oggi. L’ospite è il chitarrista italo-americano Christian Martucci che ripercorre il periodo appena trascorso e la sua carriera tra Stone Sour, Black Star Riders e i lavori con Corey Taylor.
Un viaggio che termina scoprendo le origini italiane di Christian e la sua voglia di trasferirsi presto proprio nel Bel Paese.
Ecco cosa ci ha raccontato:
Ciao Cristian, come stai?
Alla grande! Grazie per avermi contattato!
Questo virus ha cambiato completamente la nostra vita. Come hai attraversato questo periodo?
Onestamente è stato il più impegnativo che abbia mai avuto da anni. Ho il mio studio e sono stato in grado di lavorare su più musica che mai. Da quando è iniziato il virus ho lavorato su 4 diversi progetti musicali: l’album di Corey Taylor “CMFT”, la nuova musica dei Black Star Riders, Dirty O’Keefe (con il progetto che ho con Billy dei Faith No More, Dave dei Lagwagon e il nostro amico Steve), inoltre ho potuto suonare sull’album solista di Sami Yaffa (Hanoi Rocks, Michael Monroe).
La sfida più grande per me è stata non poter suonare dal vivo. Ho deciso di agire e approfondire la mia formazione in registrazione/ingegneria del suono e godermi del tempo di qualità tanto necessario a casa con la mia famiglia.
Quando torni sul palco per un concerto? Come ti senti a riguardo?
È divertente che tu me lo chieda. Sono tornato a casa circa tre giorni fa dal mio primo tour dall’inizio della pandemia. Credo che noi (il gruppo di Corey Taylor) siamo stati la prima band a fare un tour nazionale negli Stati Uniti da quando tutto si è fermato. Gli spettacoli erano tutti a distanza sociale e c’erano molte regole, ma ci siamo comunque divertiti. È stato fantastico tornare là fuori e suonare di nuovo per le persone. Penso che ne avessero bisogno quanto noi.
Ho adorato il debutto da solista con “Negative Balance”. C’è una canzone a cui sei particolarmente legato?
Grazie! La canzone a cui sono più legato è probabilmente “Bad Ghosts”. Principalmente perché un giorno ho preso in mano la chitarra e l’intera canzone si è scritta da sola in circa 5 minuti. Quelle sono sempre le migliori canzoni… Semplicemente oneste e naturali. Sto pianificando di ripubblicare tutta quella roba nel prossimo futuro come un album ben strutturato. Sarà remixato, rimasterizzato, ecc.
Tecnicamente non sapevo davvero cosa stavo facendo quando ho registrato tutta quella roba. Ora che ho migliorato un po’ le mie capacità, ci riproverò appena possibile.
Tutti qui in Italia amano gli Stone Sour. È possibile nel prossimo futuro vedere qualcosa di nuovo?
Gli Stone Sour amano l’Italia! Uno dei miei spettacoli preferiti dell’intero tour di “Hydrograd” è stato a Milano. È stata una notte fantastica. Non posso dire con certezza quando torneremo, ma so per certo che tornerò con la band solista di Corey o con i Black Star Riders non appena ci sarà permesso.
Lavori con Corey Taylor da molti anni ormai. Come descriveresti la chimica tra voi due?
Si basa sull’amicizia. Ho conosciuto Corey e gli altri ragazzi degli Stone Sour passando con loro la maggior parte della mia vita adulta. Molto però deriva anche dall’adolescenza. Sappiamo sempre cosa sta pensando l’altro, ridiamo sempre e ci fidiamo l’uno dell’altro. Penso che sia per questo che restiamo uniti. Va oltre la musica. Sono davvero orgoglioso di ciò che siamo stati in grado di realizzare, insieme e separatamente. È una sensazione fantastica, difficile da descrivere ed estremamente rara nella mia esperienza.
Come ti trovi con i Black Star Riders? Come è nata la possibilità di entrare a far parte della band?
Il produttore degli Stone Sour, Jay Ruston, mi disse che Damon Johnson stava lasciando i Black Star Riders e che quindi stavano cercando un nuovo chitarrista. Amavo quella band e il tempismo è stato perfetto. Ho realizzato un video di me stesso mentre suonavo alcune delle canzoni e l’ho inviato come “audizione”.
Mi hanno richiamato il giorno dopo e mi hanno chiesto di unirmi alla band. Gli Stone Sour erano in tournée negli Stati Uniti con Ozzy in quel momento. Mi sedevo nel backstage e imparavo le canzoni dei Black Star Riders, facevo lo spettacolo con gli Stone Sour, poi tornavo subito ai Black Star Riders. Non appena il tour degli Stone Sour è terminato, Ricky Warwick è volato nel mio studio e abbiamo fatto le demo di circa 14 canzoni. Pochi mesi dopo eravamo a Los Angeles con Jay Ruston a registrare l’album “Another State of Grace”. Scott Gorham è un mio grande eroe, quindi è stato un vero onore poter fare un album con lui. Inoltre mi piace suonare con Robbie e Chad. Dopo l’uscita dell’album abbiamo fatto un tour di circa 8 settimane in Europa ed è stato fantastico. C’erano molte altre date, ma poi è scoppiata la pandemia e tutto è stato cancellato. Abbiamo un nuovo album pronto per partire e stiamo cercando di trovare il momento giusto per registrarlo a dovere. I viaggi internazionali sono ancora molto complicati, ma spero che le cose cambino prima o poi.
Qual è stata la tua introduzione alla musica? Cosa ti ha convinto a iniziare a suonare?
La mia introduzione alla musica sono stati i Kiss. Vengo da una famiglia molto musicale. Quando avevo solo pochi anni ho aperto la piega del vinile di “Kiss Alive 2”, ho dato un’occhiata ad Ace Frehley e ho detto “è quello che voglio fare”. Non mi sono mai guardato indietro. Mio zio aveva una chitarra acustica e io facevo finta di suonarci sopra le canzoni dei Kiss per ore finché non ho avuto la mia prima chitarra. Era una Peavey Patriot da 75 dollari presa da un banco dei pegni e ce l’ho ancora!
Sono stato molto fortunato perché mentre la mia famiglia non aveva molti soldi, hanno visto qualcosa in me e mi hanno incoraggiato a suonare. Ho iniziato a fare musica con dei gruppi quando avevo 12 anni e sono ancora qui oggi. Non riesco a immaginare la vita senza musica.
Come si crea una canzone? Da dove viene l’ispirazione?
È una sensazione che accade. È difficile da spiegare. Di solito sto solo sperimentando con una chitarra e una canzone si scrive da sola. So che sembra pazzesco, ma è proprio vero. Appena succede la registro. Se suona come gli Stone Sour lo mando a loro, lo stesso con Corey Taylor, i Black Star Riders, ecc. Se non si adatta a nessuno la tengo per me. Ho tonnellate di canzoni che devo finire. Sto pianificando di rilasciare alcune di queste cose, insieme ai pezzi dei Negative Balance, si spera all’inizio del prossimo anno. Tutto dipende da quanto impegnativo diventa il tour una volta che le cose si riaprono.
Progetti per il prossimo futuro?
Stone Sour, la band solista di Corey e i Black Star Riders avranno sempre la massima priorità. In aggiunta a questo continuerò a lavorare al mio album solista, e forse ad altra musica da Dirty O’Keeffe. Sono entusiasta di tutto questo!
C’è qualche band o artista con cui vorresti lavorare?
Non riesco ancora a credere ad alcune delle persone con cui ho già lavorato. È iniziato con Dee Dee Ramone e si è ramificato in cose che non avrei mai pensato fossero possibili. Se dovessi scegliere una top 5 forse Alice Cooper, Jimmy Page, Glenn Danzig, Keith Richards e, naturalmente, Ozzy. Mi piacerebbe molto lavorare con qualcuno di loro.
Siamo italiani. Hai dei ricordi speciali riguardanti il nostro Paese?
La prima volta che sono stato in Italia è stato circa 20 anni fa con Dee Dee Ramone. Ricordo di aver guidato attraverso il paese e di aver pensato a tutte le storie che la mia famiglia mi raccontava rispetto alle nostre origini. Mi sono sentito subito a casa. Tanto che ho iniziato a studiare la lingua e attualmente sono in procinto di ottenere la cittadinanza italiana. È stato difficile a causa della pandemia, ma sono riuscito a qualificarmi tramite i miei genitori e dovrei avere il mio passaporto italiano in pochi mesi. La mia famiglia è della Provincia di Avellino. Ho intenzione di trasferirmi definitivamente in Italia nel prossimo futuro. Nel frattempo ci vengo il più spesso possibile. O in tour, o solo io e la mia famiglia in vacanza.
Ultima domanda: un messaggio per i tuoi fan italiani
Grazie a tutti per il vostro supporto nel corso degli anni. Anche se apprezzo tutti i nostri fan, c’è un posto molto speciale nel mio cuore per l’Italia. Non vedo l’ora di tornare e rivedervi presto!
(Alessandro Gazzera)
Foto: Matthew Stubs Phillips