Un bellissimo invito al Camelieto del Castello di Miradolo
Con oltre 160 esemplari di camelie, tra le varietà più antiche e rare d’Italia, la Fondazione Cosso dedica l’intero mese di aprile alla presentazione del progetto di recupero, salvaguardia e riscoperta delle piante simbolo di eleganza e raffinatezza con un programma di iniziative, appuntamenti didattici a tema, incontri, visite guidate e degustazioni di tè, occasioni uniche di approfondimento e di promozione della cultura botanica e del paesaggio.
Sabato 9 aprile l’incontro con Gianni Bertetti, esperto di storia della profumeria ed Enrica Melossi, appassionata di arte e costume, affronterà il tema della fragranza: il fiore spettacolare della camelia ha debuttato nelle società europee dell’Ottocento seducendo giardinieri e belle dame e dando avvio all’epoca della “cameliomania” nonostante l’assenza di profumo dei suoi fiori.
Domenica 10 l’attività per famiglie con bambini dai 3 ai 5 anni, in collaborazione con il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino, prevede la realizzazione di un piccolo giardino d’Oriente con la tecnica giapponese del Kodekama, a seguire visita guidata al Camelieto con Paola Gullino del DISAFA, Dipartimento Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino.
IL CAMELIETO – Nell’ambiente protetto del Parco del Castello di Miradolo si trovano oltre 130 giovani esemplari di camelie propagate da piante vetuste appartenenti a due tra le collezioni di camelie più antiche e pregevoli d’Italia, provenienti dal giardino dell’ex Albergo Eden di Verbania Pallanza e dal Parco di Villa Durazzo Pallavicini di Genova Pegli.
Alle camelie ottocentesche introdotte dalla Contessa Sofia Cacherano di Bricherasio, ultima discendente della famiglia e proprietaria della dimora fino al 1950, si affiancano così le nuove cultivar, recuperate e salvate dall’abbandono.
Il progetto di piantamento diffuso ha preso il via nel 2019 con l’obiettivo di mantenere e far sopravvivere un ingente patrimonio botanico formato per il 50% da esemplari unici in Italia, oltre alle piante madri decisamente vetuste, in alcuni casi a rischio estinzione. Nel 2020 è stato avviato lo studio e la caratterizzazione dei giovani esemplari introdotti nel Parco del Castello di Miradolo e di quelli già esistenti, da parte di un gruppo di esperti dell’Università degli Studi di Torino guidati da Valentina Scariot del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA), con la collaborazione dell’agronomo Andrea Corneo, presidente della Società Italiana della Camelia.
IL PROGRAMMA
Sabato 9 aprile
Ore 15
Signora… non solo con le camelie. Fragranze fiorite e dintorni negli ultimi due secoli
I fiori e le loro fragranze sono sempre stati alla base della profumeria che, come tutte le arti, ha i suoi periodi e le sue mode. Il fiore spettacolare della camelia ha debuttato nelle società europee dell’Ottocento seducendo giardinieri e belle dame nonostante l’assenza di profumo.
Incontro con Gianni Bertetti, esperto di storia della profumeria, ed Enrica Melossi, appassionata di arte e costume.
Il costo dell’incontro è compreso nel biglietto di ingresso.
Domenica 10 aprile
Ore 11
Attività per famiglie: Fresco, pensile e verde. Il tuo giardino d’Oriente
Raccoglieremo tanti e diversi materiali del parco, per giocare con un metodo di coltivazione giapponese creativo e fantasioso, il Kokedama. Ogni bambino potrà così portare a casa il proprio tocco di Oriente, realizzando un piccolo giardino molto speciale, che vola…
Età consigliata: 3-5 anni
Costo: gratuito per i bambini – 5 euro/genitore, comprensivo di ingresso al Parco
In collaborazione con il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino
Ore 15
Visita guidata: Il Camelieto nel Parco Castello di Miradolo
Con oltre 160 esemplari di camelie, tra le varietà più antiche e rare d’Italia, il racconto del progetto di recupero, salvaguardia e riscoperta delle piante simbolo di eleganza e raffinatezza. Un tour tra alberi monumentali e specie esotiche, scorci pittoreschi e l’orto del Castello di Miradolo.
A cura di Paola Gullino, Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari DISAFA
Costo: 6 euro + biglietto di ingresso
LA CAMELIA – Al genere Camellia appartengono circa 320 specie botaniche, tutte originarie del Sud Est asiatico, da una vasta area che va dal Giappone alla Cina, fino al Vietnam. La più conosciuta in Europa è Camellia japonica, originaria del Giappone, quella più coltivata al mondo è la pianta da tè (Camellia sinensis), sulla quale si regge l’economia agricola di intere regioni geografiche.
Il viaggio che dall’Oriente portò la camelia in Europa venne compiuto ad opera degli inglesi, che sul finire del ‘600 esplorarono le “Indie Orientali” alla ricerca di territori da scoprire e conquistare. Durante la prima metà del XIX secolo, i giardini si riempirono di nuove camelie, selezionate un po’ in tutta Europa, in luoghi particolarmente vocati alla loro coltivazione. Portogallo, Francia, Inghilterra, Spagna, Belgio e Italia furono, in quel periodo, fucine di nuove cultivar dai fiori sempre più grandi, doppi, variegati e sfumati, che ancora oggi popolano i giardini storici europei.
Nel solco dell’orientalismo, al pari, se non in misura maggiore rispetto alle altre nazioni europee, in Italia si diffuse una vera e propria mania. In ogni giardino dell’800, aristocratico, borghese, così come in quelli meno pretenziosi, la presenza della camelia era un obbligo. Incominciò l’epoca della “cameliomania” che portò il fiore ad assumere significati politici (“fiore del Risorgimento”) e letterari (“La Dama delle Camelie” e “La Traviata”).
La prima persona, in ambito nazionale, che lesse la camelia come una pianta adatta all’esterno fu il torinese Luigi Colla.
Alcune località italiane si distinsero per particolare vivacità nella conseguente attività vivaistica che questa ampissima diffusione impose: Firenze e Lucca, Genova e il Tigullio, il lago Maggiore, Milano, Brescia, Roma, Napoli. Grazie alla possibilità di ottenere sempre nuove caratteristiche floreali, differenti per forma e colore, furono selezionate tantissime nuove varietà nominate e dedicate a personaggi illustri, luoghi, vicende storiche.
Dopo anni gloriosi in cui in ogni giardino dell’Ottocento la presenza di piante di camelia era d’obbligo, sul finire del secolo l’interesse per questo fiore si è affievolito fino quasi a scomparire. Molti vivai sono stati chiusi, la nomenclatura si è persa, anche nelle collezioni e nei giardini botanici. L’assenza di profumo, che accomuna quasi tutte le camelie, fu additata come la causa principale della perdita di interesse verso questa specie. Solo a metà degli anni ’60 del Novecento, grazie ad alcuni studiosi ed esperti floricoltori della Società Italiana della Camelia, l’attenzione per questa pianta rinasce in un’ottica di tutela della biodiversità e alla fine degli anni ’90 l’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, con il sostegno del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, avvia un articolato programma per il recupero del germoplasma locale sul cui solco si inserisce il progetto sviluppato a Miradolo.
IL CASTELLO DI MIRADOLO E IL PARCO STORICO – Il Castello di Miradolo è un affascinante esempio di architettura di gusto neogotico che sorge all’imbocco della Val Chisone, a 40 km circa da Torino. Residenza nobiliare appartenuta alle famiglie Massel di Caresana e Cacherano di Bricherasio fino al 1950, deve la sua attuale conformazione a Maria Elisabetta Ferrero della Marmora, detta “Babet”, sposa del marchese Maurizio Massel, che negli anni Venti dell’Ottocento interviene sulla facciata del Palazzo, fa realizzare la Citroniera e la Torre rotonda dall’architetto Talucchi e trasforma il giardino all’italiana in un parco paesaggistico di oltre 6 ettari, oggi riconosciuto tra i giardini storici tutelati dalla Regione Piemonte, con esemplari unici per bellezza e importanza storica e botanica. Alla morte dell’ultima erede Sofia, nel 1950 il Castello di Miradolo passa per testamento a una congregazione religiosa che lo adibisce a casa per esercizi spirituali e residenza estiva per anziani, effettuando una serie di interventi non rispettosi dell’impianto originario e non coerenti con la storicità del luogo. Dagli anni ’90 la dimora viene abbandonata e attraversa un lungo periodo di incuria e abbandono fino al 2007, quando, acquistata da un gruppo di privati, viene affidata in gestione alla Fondazione Cosso che con risorse totalmente private lavora per restituire alla comunità un patrimonio storico, architettonico e naturalistico estremamente prezioso.
Il Parco del Castello di Miradolo è un esempio di giardino all’inglese, in cui le linee sinuose dei contorni, le macchie arboree caratterizzate da una notevole varietà di tessiture, colori e forme, la presenza di piccoli corsi d’acqua, la traccia di un antico lago, sono segni inconfutabili dello stile romantico del Parco, organizzato intorno a un’imponente radura centrale. Negli oltre sei ettari di parco sono presenti alberi di diversa dimensione e pregio, con oltre una quarantina di esemplari di grande importanza storico-botanico, tra cui 5 alberi monumentali.
LA FONDAZIONE COSSO – Nata per volontà di Maria Luisa Cosso Eynard e della figlia Paola, la Fondazione che ha sede nel Castello di Miradolo opera in ambiti diversi: arte, musica, natura, didattica e sociale, per costruire un’offerta culturale ampia e di alto livello, basata sulla ricerca e sulla sperimentazione, diversificata per le famiglie, le scuole, i soggetti portatori di fragilità, i visitatori di tutte le età. In ambito naturalistico si occupa dal 2008 del parco storico, con progetti di valorizzazione, tesi a diffondere la conoscenza della natura e del paesaggio, stimolare la sensibilità verso temi come l’ecologia, la sostenibilità e il benessere dell’essere umano, in connessione con l’ambiente.
Grazie alla Fondazione Cosso, il Castello di Miradolo è tornato alla sua antica funzione di polo culturale e di laboratorio di idee, rievocando il cenacolo che, tra Ottocento e Novecento, la contessa Sofia Cacherano di Bricherasio aveva saputo creare intorno a sé. La dimensione storica, oggi, viaggia di pari passo con la contemporaneità: il Castello di Miradolo è, infatti, un “castello contemporaneo” non cristallizzato nel tempo storico della sua costruzione ma diventato un luogo dell’oggi, capace di calare la sua eredità storica e le abitudini di un castello nei tempi contemporanei.
Il progetto del Camelieto è realizzato in collaborazione con Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) e Società Italiana della Camelia di Verbania, con il contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo.
Giorni e orari di apertura del Parco e della Mostra
Venerdì, sabato, domenica e lunedì ore 10/18.30 (ultimo ingresso 17.00)
Ingresso solo su prenotazione: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it
Per gruppi e scuole aperto ogni giorno su prenotazione
Tariffe: ingresso al parco con audioguida
Ingresso: 5 €
Gratuito: fino a 6 anni, Abbonamento
INFO
Castello di Miradolo, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (TO)
0121 502761