Degustazione tecnica delle ultime tre annate di Barolo en primeur
Lanati: “i grandi vini hanno storie importanti alle spalle, sono autoctoni, vinificati in purezza e onesti”
Degustazione tecnica delle ultime tre annate di Barolo en primeur, lunedì 19 giugno al Centro di Ricerca Applicata all’Enologia Enosis Meraviglia di Fubine, con commenti puntuali dell’enologo Donato Lanati, al quale è stata affidata la guida dell’intero processo produttivo delle uve Nebbiolo raccolte nella storica Vigna Gustava che fu di Camillo Benso Conte di Cavour.
Dodici i Barolo degustati, rispettivamente quattro per ogni annata a partire dalla 2020 fino alla 2022 passando per la 2021 e, di ognuna, un campione riferito alle diverse parcellizzazioni del vigneto disegnate in base all’altitudine, all’esposizione e all’età del vigneto stesso, che sorge di fronte al Castello di Grinzane Cavour, su terreno composto da Marne di Sant’Agata Fossili, caratterizzato da marne argilloso-siltose grige, plastiche e omogenee.
Ogni calice degustato ha rivelato descrittori, talvolta, anche molto diversi tra loro a comprova delle previsioni dello stesso Lanati che, da sempre, ritiene importante cogliere gli specifici caratteri identitari di ogni vigneto a seconda del terroir, inteso nell’accezione francese che coniuga suolo, clima, esposizione e lavoro dell’uomo.
“Se avessimo prodotto un unico Barolo proveniente dall’intero vigneto avremmo potuto migliorare di poco il risultato e perdere tantissimo. Vinificare distintamente per ogni parcella ci ha invece permesso di valorizzare le singole porzioni di vigneto, dando sfogo all’identità di ognuna. Per l’80% la vita di una vite risiede nel suolo da dove trae nutrimento e vigore” è tornato a sottolineare Lanati; “va da sé che, inevitabilmente, a seconda dei diversi elementi ritrovati nel suolo ne viene definito uno specifico profilo identitario, scientificamente documentabile. La qualità dipende dalle molecole che ha inventato la natura, dalla simbiosi mutualistica tra le micorrize e le radici. E’ sotto terra che avviene il miracolo più grande; poi, a noi enologi il compito di metterci testa, mano e cuore, ma il carattere lo definisce il terroir (sistema complesso tra uomini di qualità e natura). Le parole chiavi del successo sono: squadra, intesa, intuizione, impegno, conoscenza e feeling. Inoltre, per comprendere appieno il sapore di un territorio, occorre produrre non più di 5mila bottiglie ad ettaro”.
Ad uno ad uni, i Barolo di ogni batteria sono stati giudicati – tutti degnissimi di importanza, alcuni eleganti, altri intriganti, altri ancora delicati, mentre a riservare maggiori gratificazioni in termini sensoriali sono indubbiamente stati i Nebbiolo ricavati dalle viti storiche, le quali, nel tempo, garantiranno lunghezza di profumi -. Delle tre annate, di cui la 2020 già imbottigliata, la più longeva, secondo le previsioni dell’eno-scienziato Lanati, sarà la 2022.
“Oggi più che mai, i grandi vini sono quelli che hanno alle spalle storie importanti e la Vigna Gustava, più che mai, ce l’ha. Poi, i vini devono essere autoctoni, perché, rappresentando la tradizione, sanno stimolare quel misterioso desiderio di origine, ma anche onesti, trasparenti e vinificati al 100% con le stesse uve. I nostri sensi impazziscono di gioia quando sorseggiamo vini che ci rimandano alle origini facendoci ritrovare gusti e riconoscibilità; vini autentici che non si fanno dimenticare”.
Anche la vendemmia 2022 della Vigna Gustava finirà in 12 barriques che andranno all’asta benefica in programma il prossimo autunno. Dalle prime due edizioni, il progetto di Barolo en primeur, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e dalla Fondazione CRC Donare ETS in collaborazione con il Consorzio di Tutela barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, aveva prodotto complessivi 1.494.800 euro destinati allo sviluppo di progetti sociali e culturali.
“L’Asta è un modo veloce per fare alleanze col mondo, promuovere la storia e la cultura nonché le conoscenze di un territorio, ma è anche un modo pratico e concreto per fare sistema tra i produttori e i partner di un territorio creando quel feeling magico che determina il successo delle imprese, anche, le più audaci” ha apprezzato Lanati; “questo progetto è il primo grande esempio italiano di sistema di filiera corta applicato all’enologia, esteso al sociale e alla cultura”.