Salute e Benessere

Coronavirus, allarme dei cardiologi interventisti: “Si continua a morire di infarto, ma sui ricoveri vince la paura del contagio”

“Gli accessi per infarto miocardico nei Pronto Soccorso italiani, diretti o con chiamata al 118, si sono ad oggi dimezzati. Una riduzione correlata ad un aumento della mortalità globale, non spiegabile con la sola sottostima dei casi COVID+. Arrivi tardivi che aumentano esponenzialmente la percentuale di pazienti compromessi, bisognosi di interventi più complessi e rischiosi, quindi meno efficaci. Un ulteriore prezzo da pagare nell’emergenza Coronavirus”. Questo l’allarme lanciato dal Prof. Giuseppe Tarantini, Presidente del GISE, la Società italiana di Cardiologia Interventistica.
“Tra le motivazioni principali della drastica riduzione dei ricoveri per sindrome coronarica acuta e della presentazione sempre più tardiva dei pazienti – spiega Tarantini – al di là del rischio determinato dall’esistenza di due malattie che hanno lo stesso identikit di paziente colpito, vi è la paura del contagio ospedaliero. Per il timore di contrarre l’infezione, si sottovalutano i sintomi e si richiede troppo tardi l’intervento dei sanitari, giungendo in ospedale già in condizioni critiche. A dimostrazione di questo, in tutta Europa sono aumentati gli infarti con complicazioni meccaniche, segno proprio di presentazione ospedaliera tardiva dei pazienti”.
“Tuttavia – assicura Tarantini – pur nella complessa situazione di emergenza sanitaria che stiamo affrontando, in tutta Italia sono regolarmente attive le reti per l’infarto e sono stati creati percorsi protetti per i pazienti affetti da problemi cardiologici acuti che necessitano di assistenza in urgenza. Dobbiamo ricordare che, secondo i dati Istat, ogni giorno nel nostro Paese muoiono di malattie del sistema cardiocircolatorio 638 persone”.
“Il GISE – aggiunge il Presidente della Società – ha inoltre emanato il protocollo ufficiale Covid-19, uno strumento rivolto ai Dipartimenti di Cardiologia comprensivi di laboratori di Emodinamica in cui si effettuano procedure di cardiologia interventistica. Questo documento, motivo di grande soddisfazione ed orgoglio per tutta la nostra società scientifica, ha raccolto per primo a livello mondiale le raccomandazioni per poter eseguire gli interventi salvavita di angioplastica coronarica in massima sicurezza. Tali indicazioni (disponibili sul sito www.gise.it) sono già state messe a disposizione dell’intera comunità scientifica e sono in corso di pubblicazione sulla rivista della Società Americana di Emodinamica. Esiste anche un Webinar dedicato di facile consultazione (HTTPS://cvinnovations.org)”.
“Nell’era Covid-19 – spiega Tarantini – abbiamo provveduto a creare percorsi differenziati tra i pazienti e realizziamo una gestione rapida dell’emergenza cardiovascolare, garantendo al massimo la cura dell’infarto miocardico. Tutto questo in assoluta sicurezza sia per i pazienti che per gli operatori sanitari impegnati nei Laboratori di Emodinamica”.
“L’infarto è un evento altamente tempo-dipendente – avverte Tarantini – e più si indugia, maggiore è la compromissione del muscolo cardiaco. Ogni minuto è prezioso: per ogni 10 minuti di ritardo nella diagnosi e nel trattamento, la mortalità aumenta del 3%. All’insorgenza dei primi sintomi, i più frequenti sono dolore al petto, spesso esteso al braccio sinistro e poi nausea, vomito, sudorazione fredda, bisogna chiamare immediatamente il 118. Sarà poi cura degli operatori rilevare il percorso idoneo”.
“Siamo nel pieno di una delle più gravi emergenze sanitarie del Paese e tutti ci stiamo impegnando a fondo per garantire ai cittadini cure e assistenza, nonostante le enormi difficoltà del nostro Sistema Sanitario Nazionale. Anche se in questo momento l’attenzione di tutte le strutture è focalizzata nel combattere l’epidemia di Covid-19, non possiamo buttare al vento anni di lavoro sulla prevenzione delle patologie cardio-vascolari – conclude Tarantini -. Stiamo lavorando ad un portale dedicato alle persone affette da patologie cardiovascolari, presto consultabile sul sito GISE. I pazienti cardiologici devono poter sentirsi sicuri di ricorrere alle strutture ospedaliere in caso di infarto e di usufruire di percorsi diagnostici e terapeutici che siano efficienti ed efficaci. Questo nell’interesse dei malati, di noi cardiologi interventisti, di tutti gli operatori sanitari dei reparti di cardiologia e della sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, sottoposto in questa emergenza a incredibili pressioni”.
Foto e Notizie: Ufficio Stampa GISE/Intermedia

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