Il commento di CNA Piemonte sui dati della 216° indagine congiunturale sull industria manifatturiera
Giovanni Genovesio Presidente Cna Piemonte: “La crescita c’è, ma non è per tutti. Bene l’export, ma imprese e lavoratori ancora in difficoltà”. Delio Zanzottera Segretario Cna Piemonte: “Servono interventi immediati per investimenti, domanda interna e accesso al credito.”

Nel terzo trimestre 2025, la produzione industriale regionale è cresciuta del +2,5% rispetto allo stesso periodo del 2024, mentre gli ordinativi esteri registrano un incremento record del +42,8% , confermando l’export come principale motore dell’economia regionale. Dati positivi arrivano anche da alcuni comparti storici: +5% per l’industria alimentare, +3,1% per chimica e plastica, e un forte impulso dell’aerospazio che sostiene il settore dei mezzi di trasporto, nonostante la contrazione di auto e componentistica.
Tuttavia, la domanda interna cresce solo del +1,6%, e l’indice di fiducia delle imprese rimane sotto quota 100, segnalando aspettative negative per i prossimi mesi. Il rischio, avverte CNA, è di leggere la ripresa come un dato strutturale quando, in realtà, resta fragile e non diffusa su tutto il tessuto produttivo.
Una crescita che non beneficia tutti
I dati mostrano un Piemonte competitivo nei mercati esteri, ma anche un sistema ancora sbilanciato. Secondo la fotografia fornita dall’Osservatorio Micro e Piccole Imprese CNA Piemonte, presentato il 17 novembre, le imprese non percepiscono una crescita stabile: nel primo semestre 2025, solo l’8,5% delle aziende segnala un aumento dell’economia locale, mentre il 55,6% registra una decrescita. Le previsioni per il secondo semestre sono simili: il saldo di opinione rimane ampiamente negativo, a –32,4%.. Questo scarto fra il dato macro e la percezione delle imprese conferma una crescita non strutturale e polarizzata, che favorisce chi compete sui mercati internazionali, lasciando indietro chi lavora per il mercato locale, in particolare micro e piccole imprese.
Il campanello d’allarme: aumentano cassa integrazione e sospensioni nei settori manifatturieri
Alla distanza tra i dati macroeconomici e la realtà quotidiana si aggiunge un segnale concreto: la crescita del ricorso alle prestazioni FSBA (Fondo di Solidarietà Bilaterale dell’Artigianato), l’equivalente della cassa integrazione per i lavoratori delle imprese artigiane. I numeri mostrano un peggioramento nel settore manifatturiero, soprattutto nelle filiere del tessile, orafo e meccanica/automotive. In quest’ultimo, relativo alla meccanica di precisione, risultano interessati 1.576 datori di lavoro e 9.850 lavoratori, per un importo rendicontato superiore a 2,9 milioni di euro. Dati che evidenziano chiaramente come le filiere più piccole soffrano la contrazione della domanda interna e l’aumento dei costi, nonostante il traino export di imprese più strutturate.
Il Piemonte sta dimostrando capacità di competere, ma la crescita deve diventare diffusa e duratura. Per CNA Piemonte, ciò significa rafforzare l’accesso alla liquidità per le imprese più piccole, sostenere la domanda interna oggi in affanno e creare condizioni favorevoli agli investimenti in innovazione e tecnologie, riducendo i costi e semplificando la gestione amministrativa. Solo in queste condizioni l’export potrà tradursi in un beneficio reale per tutte le filiere, evitando che la ripresa resti un fenomeno circoscritto alle imprese più strutturate.
Giovanni Genovesio, Presidente CNA Piemonte: “L’indagine conferma la forza del nostro apparato produttivo e la competitività sui mercati esteri. Ma non racconta tutta la realtà: gran parte delle micro e piccole imprese non riesce a trasformare questa crescita in stabilità. Costi, accesso al credito, margini bassi e domanda interna debole impediscono programmazione e investimenti.”
Delio Zanzottera, Segretario Regionale CNA Piemonte, aggiunge: “L’export è fondamentale, ma lasciarlo solo a trainare la ripresa significa esporre il sistema regionale ai rischi geopolitici e alla volatilità internazionale. Serve rafforzare la domanda interna, sostenere le filiere locali e favorire liquidità e investimenti, soprattutto nelle transizioni digitale e produttiva. I dati FSBA ci dicono che senza interventi immediati, le difficoltà dei piccoli si tradurranno in tagli occupazionali.”




