Conseguenze Referendum: ipotesi, scenari futuri e commenti
“Il Presidente della Repubblica, considerata la necessità di completare l’iter parlamentare di approvazione della legge di bilancio onde scongiurare i rischi di esercizio provvisorio, ha chiesto al Presidente del Consiglio di soprassedere alle dimissioni per presentarle al compimento di tale adempimento”. È questa la nota con cui il Quirinale annuncia la decisione presa dopo l’incontro tra Mattarella e Renzi, dopo che il premier aveva annunciato le sue dimissioni nella conferenza stampa tenuta, a mezzanotte, in seguito alla schiacciante vittoria del No al Referendum Costituzionale. Quali scenari si aprono adesso?
L’ANALISI DEL VOTO – 59,11% in favore del No contro il 40,89% in favore del Sì, con uno scarto di quasi 6 milioni di voti. La vittoria del fronte del No è netta e schiacciante e anche Renzi l’ha ammesso nella conferenza stampa di ieri sera.
– Aggregando i dati per regioni, solamente in Toscana, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige è prevalso il fronte del Sì, con un No che ha vinto in modo netto soprattutto al centro-sud.
– In Piemonte il No è prevalso per 56,47% contro il 43,53% del fronte del Sì, mentre Torino si è attestata su un 53,58% per il No e un 46,42% per il Sì.
– In Lombardia il No è prevalso per 55,49% contro il 44,51% del fronte del Sì, mentre Milano si è mostrata in controtendenza con la vittoria del Sì per 51,13% contro i 48,87% che hanno sostenuto il fronte del No.
DIMISSIONI CONGELATE: VIA LIBERA ALLA MANOVRA DI BILANCIO – Dopo l’annuncio delle 00.20 di lunedì 5 dicembre, Renzi ha confermato nel consiglio dei ministri convocato ieri la sua volontà di dimettersi, salendo poi al Colle per presentare ufficialmente la revoca della sua carica.
– Mattarella, però, ha deciso di congelare le dimissioni del premier del Pd al fine di portare a termine la legge di Bilancio che è ora al Senato e che, con delle votazioni lampo e senza particolari modifiche, dovrebbe essere approvata in 7-10 giorni.
– Insomma: approvazione lampo della manovra finanziaria, magari già entro la fine di questa settimana, e poi apertura formale della crisi di governo.
CONSULTAZIONI A STRETTO GIRO E OCCHI PUNTATI SU PADOAN – Una volta approvata la legge di Bilancio e una volta aperta formalmente la crisi di governo con l’accettazione delle dimissioni del governo Renzi, Mattarella dovrebbe aprire la fase delle consultazioni per verificare che esista, o meno, una maggioranza di parlamentari in grado di appoggiare un nuovo governo.
– Gli occhi sembrano puntati su Pier Carlo Padoan, attuale ministro dell’Economia; sembrerebbe essere lui l’indiziato numero 1 di formare un nuovo governo che traghetti il Paese verso le elezioni anticipate.
– Mattarella non prepondererebbe su un governo tecnico o su un governo del Presidente, ma darebbe fiducia a un governo a guida Pd visto che, a meno di clamorose sorprese interne, il Partito Democratico gode comunque di oltre 400 parlamentari. Governo a guida Pd sì, ma comunque molto low-profile, non un governo politico guidato da un esponente alternativo a Renzi.
CHI VUOLE IL VOTO SUBITO? – Le principali forze di opposizione, quelle definite da Renzi come “l’accozzaglia”, invocano compatte le urne. Tutte tranne una, Forza Italia. Come mai questa distinzione di strategia? A chi conviene davvero andare subito alle urne? Sicuramente da una votazione immediata ne gioverebbero partiti come la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle.
– La Lega Nord in quanto viene accreditata di un bacino virtuale di voti decisamente maggiore rispetto ai seggi attualmente detenuti in Parlamento; e poi c’è la possibilità di ricavarsi un ruolo di primo piano nello scacchiere della destra italiana avendo di fronte una Forza Italia rimaneggiata e priva di leader, Berlusconi a parte.
– Della stessa idea sono i leader del Movimento 5 Stelle, forse i veri vincitori del Referendum costituzionale. Grillo & Co., con un voto immediato, potrebbe nascondere le magagne messe in mostra nel Comune di Roma e porsi come vera prima forza del Paese, “rosicchiando” altri scontenti tanto nella crisi di leadership della destra quanto nell’ormai prossima spaccatura del Pd.
– Discorso ben diverso per Forza Italia che, priva di un leader e di una strategia di alleanze, non ha alcun interesse ad andare immediatamente al voto. Strategia espressa già durante gli spogli da Brunetta e confermata ieri da Berlusconi: “Spetta al Partito Democratico dare vita ad un nuovo governo con il compito di mettere in sicurezza i conti pubblici con l’approvazione della legge di bilancio e soprattutto di consentire al Parlamento l’approvazione di una nuova legge elettorale basata su criteri che garantiscano la effettiva corrispondenza tra la maggioranza parlamentare e la maggioranza espressa dagli elettori”.
INTANTO IL PD RIMANDA LA DIREZIONE – Che nel Pd la tensione fosse alta era chiaro sin da prima del Referendum, ma l’esito del voto non ha fatto altro che acuire la spaccatura e le divisioni interne.
– E ora, i “grandi vecchi” che dovevano essere rottamati da Renzi, rischiano di finire per rottamare loro l’ex sindaco di Firenze. Oggi era prevista la direzione del Pd, ma il partito ha deciso di prendere tempo e spostare l’appuntamento tanto atteso alle 15 di mercoledì 7 Dicembre.
– Cosa farà la minoranza del Pd? Chiederà il conto a Renzi sfiduciandolo e obbligandolo a dimettersi anche da segretario del Pd? E, eventualmente, chi potrà essere il nuovo segretario?
Matteo Torti