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Rinasce l’Orto del Castello di Miradolo, il lavoro della Fondazione Cosso

“Da anni nutrivo il sogno di recuperare la parte rustica del Castello di Miradolo. Per farlo occorreva gran garbo e trovare collaboratori capaci e sensibili per interpretare l’idea di un recupero delicato e rispettoso dei segni del tempo. Questo progetto ha l’obiettivo di tramandare la storia del luogo e, con essa, una vocazione e un sapere antico: ogni spazio nasconde una storia, bisogna solo saperlo ascoltare.
Per l’orto, mio desiderio da tempo, ho chiesto aiuto a Paolo Pejrone perchè lui conosce perfettamente quel sapore di casa, di cascina e di agricolo che caratterizza luoghi come questo”.
Paola Eynard – Vice Presidente Fondazione Cosso
L’orto del Castello di Miradolo
L’idea di far rinascere l’orto al Castello di Miradolo è un desiderio da anni che ha preso vita grazie alla capacità visionaria dell’Architetto e delle numerose persone che ne hanno permesso il ripristino, in occasione della mostra “Oltre il giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone”, che la Fondazione Cosso dedicherà all’Architetto dal 15 maggio 2021 al 15 maggio 2022.
L’orto del Castello di Miradolo ha forma circolare: armonioso, chiuso, protetto.
Affaccia sulla corte rustica dell’antica dimora e ne completa l’originaria vocazione agricola, con stalla, fienile, forno, pollaio e lavatoio.
Si sviluppa intorno all’asse centrale che attraversa il portale d’accesso all’antica “cassina”, l’aia e il Palazzo, fino alla torre rotonda. Visto dall’alto, l’orto è perfettamente inserito nel disegno del luogo.
I materiali, per la quasi totalità ritrovati al Castello e sparsi nel Parco, hanno fatto da guida alle scelte costruttive.
Il disegno dell’orto è stato ritracciato con pietre locali e antiche; lungo il perimetro sono stati inseriti pali di legno di castagno, montati su stele di pietra, come si usava un tempo nelle antiche campagne pinerolesi. Filari di uva bianca incorniceranno l’orto, correndo lungo la staccionata, e ai piedi cresceranno fragoline di bosco, garofanini, mughetti, peonie, ellebori e altre delicate essenze.
All’interno dell’orto, piante orticole e floreali, riproposte tra specie rare e antiche: tra le verdure, ravanelli, cipollotti, cavoli, pomodori, cetrioli, sarsèt, prezzemolo, basilico, rughetta, piselli, fave, carciofi e porri, e poi dalie, calle, tageti, nasturzi, zinnie e azzeruoli.
I camminamenti interni sono realizzati in “calatà”: pavimentazione rustica, anche nota come “acciottolato piemontese”, creata anticamente con ciottoli derivati dallo spietramento dei campi. Il tutto in armonia con l’antica pavimentazione della corte rustica e come sua continuazione e ampliamento.
Al centro dell’orto una vasca quadrata di pietra, riproposta con vecchi lastroni ritrovati al Castello. L’acqua è in movimento perpetuo: scorre ininterrottamente, alimentata dall’antico pozzo.
Il Parco storico riaprirà alle visite non appena sarà possibile.
Orari: consultare il sito o telefonare
fondazionecosso.it
0121 502761
La mostra “Oltre il giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone”
La mostra, a cura di Paola Eynard e Roberto Galimberti, si svilupperà attorno al concetto di abbecedario: un cammino ideale, in rigoroso dis – ordine alfabetico, di pensieri, riferimenti, dubbi e speranze, per imparare a leggere non soltanto il giardino ma i grandi temi che, nella contemporaneità, rappresentano la sfida che stiamo vivendo nel rapporto tra uomo ed ambiente. La A di anarchia e di alberi, la T di tempo, la P di pazienza, la S di sogno, la O di orto – la passione di una vita, sono soltanto alcuni esempi.
La riproposizione dell’orto si inserisce in un programma ampio che la Fondazione Cosso dedica per i prossimi mesi ad attività didattiche, incontri letterari e divulgativi per approfondire i temi del paesaggio, dell’ambiente e della biodiversità.
Con l’occasione, per la prima volta, saranno visitabili gli edifici rustici, nucleo più antico della proprietà.
Ricerche d’archivio rivelano che già nel Seicento esisteva una “cassina”, corredata da ampi terreni, vigne e frutteti, di proprietà della famiglia Macello, poi Massel di Caresana, intorno alla quale sarebbero poi sorti il “palazzo” e il “giardino” di Miradolo, tra il XVIII e il XIX secolo.
Nei prossimi mesi questi spazi torneranno a raccontarsi.
Foto e Notizie: Ufficio Stampa Fondazione Cosso

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