I dipendenti Alpitel si licenziano, ma per l’azienda rimangono ancora 80 esuberi da tagliare. Ma la richiesta di cassa integrazione non è più per crisi, ma per ristrutturazione. Sono le principali novità uscite fuori dall’incontro di ieri pomeriggio a Roma tra la Fiom, funzionari del ministero del lavoro e Alpitel, sulla questione del taglio del personale preannunciato a dicembre. I sindacati hanno nuovamente ribadito la necessità di allacciare la questione ad un contratto di solidarietà, accompagnato da una NASpI incentivata e volontaria.
La Direzione Aziendale ha aperto alla possibile cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione e riorganizzazione (anziché crisi), che potrebbe arrivare fino a 24 mesi complessivi, ma si è dimostrata irremovibile in tema di rotazione, che continua ad essere quella di 0 ore per i pensionati/pensionandi e/o volontari, di 6 mesi per le funzioni corporate e di 3 mesi per le funzioni non corporate.
“Tale rigidità non ha permesso di giungere ad un accordo soddisfacente – spiegano i sindacati -, e per tale ragione il Ministero ha rinviato l’incontro al giorno 26 Febbraio 2020, alle ore 11, al fine di individuare una possibile mediazione circa il
maggiore ostacolo oggi presente nella discussione. Pertanto, ad ulteriore sostegno e a tutela delle 100 persone dichiarate
in esubero da Alpitel, la delegazione sindacale delle RSU e delle organizzazioni sindacali conferma lo stato di agitazione ed il blocco immediato delle prestazioni supplementari e straordinari eccedenti il normale orario di lavoro.