Intervista a Steve Bolton, il racconto di una vita straordinaria
Steve “Boltz” Bolton è uno di quei musicisti che hanno scritto pagine di storia della musica e che hanno tutti i requisiti per essere definiti leggende. Classe 1949, è partito da Manchester per diventare un musicista e la sua carriera lo ha portato a collaborare con musicisti del calibro di Paul Young, The Who, Bob Dylan e David Bowie.
Lo abbiamo intervistato in occasione del suo concerto torinese al Le Roi di via Stradella. Un personaggio mai banale e capace di trascinarti nel suo rock ‘n’ roll fatto di passione ed emozioni. Ecco il racconto di una carriera e di una vita incredibile:
Buongiorno Steve, cominciamo dall’inizio… Quando hai deciso di voler diventare un chitarrista?
Molti anni fa… Sono vecchio ora! (ride) Penso quando avevo 14 anni… In televisione c’erano Clifford and The Shadows e c’era Hank Marvin e ho capito che era quello che volevo fare. Non era solo il loro essere musicisti, penso che qualcosa mi toccò nel profondo e ho iniziato lavorando poi negli anni per migliorare.
Tanta passione
Certo! Quella è alla base di tutto.
Hai lavorato con tantissimi musicisti, qual è il tuo segreto?
Ti racconto un po’… A Manchester, che è da dove io provengo, c’erano due o forse tre band e un giorno noi decidemmo che l’unico modo per tentare di passare al livello successivo era andare a Londra. Una notte quindi prendemmo due van e guidammo fino a Londra, lì prendemmo una casa, ma sfortunatamente una settimana dopo la nostra band si divise. Gli altri decisero di tornare a Manchester, ma io rimasi.
Trovai un annuncio su un giornale, mi sembra fosse “Melody Maker”, che diceva: “Gli Atomic Rooster cercano un chitarrista”. Io ero un chitarrista ritmico e ottenni il lavoro… Io un ragazzo di Manchester! Era il 1967 ed ebbi subito il mio battesimo del fuoco con un Tour americano. Erano tempi pazzeschi! La gente fumava marijuana ed era tutto così folle. Dopo otto mesi lasciai perché conobbi una persona… Non una donna eh.. Si trattava di Mark Ashton che fondò una nuova band e io iniziai a lavorare con lui.
Dopo iniziarono ad arrivare le chiamate perché cominciai a farmi un nome, così conobbi Paul Young…
Com è stato lavorare con Paul?
Eravamo una grande band quella e abbiamo subito inciso un grande album. Per la verità “No Parlez” era quasi finito quando mi unii al gruppo, ma Paul mi chiese se avevo delle canzoni e io gliene diedi una che gli piacque molto e così la incidemmo.
C’era dunque una grande alchimia tra voi…
Sì, c’era una grande alchimia tra noi e siamo ancora in contatto. Negli anni ’80 ho suonato la chitarra su un po’ tutti gli album.
Parlando invece degli WHO. Come descriveresti quell’esperienza?
Ok… Ascolta… Quel periodo fu strano per me… Quando ero ragazzino li vidi suonare dal vivo alcune volte e per me erano degli Dei! Un giorno, un brutto giorno, la mia ex moglie mi lasciò portandosi via mio figlio e io dissi a me stesso che con la musica non volevo avere più nulla da spartire.
Il mio telefono squillò e dall’altra parte c’era Pete Townshend… Mi chiese se volessi suonare la chitarra per gli Who nel tour del 1989 e io gli dissi che lui era la chitarra. Pete disse di essere un mio fan, raccontò di avermi visto suonare con Paul Young e che gli piaceva il mio modo di approcciarmi alla musica.
Mi disse che c’erano solamente due persone a cui lo avrebbe chiesto: Joe Walsh (ma è americano!) e io. Fu tutto davvero strano, ho dovuto imparare centinaia di canzoni e tutto prima di internet quindi con box di cassette che ascoltavo ovunque…
Ricordo il primo concerto molto bene, ero vicino a John Entwistle e davanti c’erano migliaia di persone… John vide la mia faccia e mi chiese “Tutto ok?” e io risposi con un “Yeah”…
Fu davvero pazzesco!
Nel 1980 hai registrato con David Bowie. Come nacque quella collaborazione?
Non fu un grosso lavoro… Stavo lavorando con Zaine Griff per il suo album. Era un artista molto simile a David ed eravamo anche nello studio di Tony Visconti. Al piano c’era Hans Zimmer che oggi scrive colonne sonore per i film, ma all’epoca era un pianista all’inizio della carriera con un grande talento.
Un giorno Tony ci disse che aveva un lavoro per noi la mattina dopo, ma che non poteva dirci di cosa si trattasse… Arrivammo il giorno dopo e trovammo in studio David che avrebbe dovuto suonare 3/4 canzoni per un programma televisivo e noi registrammo le melodie.
Penso che nella versione nuova di “Scary Monsters” ci siano quelle canzoni nelle extra tracks. Comunque mi sono trovato in una stanza con la mia chitarra e davanti a me c’era David Bowie!
Il ritorno degli Atomic Rooster è ormai realtà, ma quali sono i progetti per il futuro della band? Magari un album nuovo?
Dunque… Ho ricevuto una telefonata due anni fa da un manager, Pete Barton, che mi propose di rimettere insieme la band.
Pete French e io eravamo ancora vivi, Chris Farlowe anche, ma non ha voluto partecipare… Siamo andati nel Nord dell’Inghilterra, su indicazione di Barton, per sentire tre musicisti e ci sono subito piaciuti. Non abbiamo ancora avuto molti concerti, ma abbiamo suonato la scorsa settimana ed è una band fantastica. Abbiamo avuto anche l’approvazione della vedova di Vincent Crane. Spero che verranno fuori nuove canzoni
Mirko Fagnocchi ha scovato un video su Youtube dove suoni con Lemmy dei Motorhead…
Mirko ha scavato nella mia storia… Cose che nemmeno io mi ricordavo! Ti racconto come andò: Jules Holland e la sua band suonavano in una trasmissione inglese che andava in onda tutti i venerdì alle sei di sera. Proprio Jules mi chiamò per suonare con Lemmy e fu davvero divertente.
Un giorno Lemmy arrivò e mi propose di far parte di questa band che stava creando, i Motorhead, tutti pensarono che stesse scherzando e invece no… Avrei potuto essere quindi il chitarrista dei Motorhead!
Una mattina, erano le 10, Lemmy arrivò con Jack Daniels e quattro bicchieri… Gli dissi di no visto che era mattina! Fu davvero divertente!
Abbiamo parlato dei progetti per gli Atomic Rooster, ma quali sono quelli di Steve Bolton?
Ho la mia band e faccio concerti da solista… I Dean Mans Corner hanno molto materiale originale e diverso dal solito, mi piacerebbe portare in Italia la band.
Se dovessi creare una sorta di “All Star Band”, chi ci sarebbe insieme a te nel gruppo?
Posso includere anche persone che non sono in vita?
Certo
Uhm… All Star Band… Beh direi John Entwistle, il mio amico Steve Jordan alla batteria e all’organo Steve Windwood.
Ultima domanda: un messaggio per i fans italiani
È bello essere tornato in Italia, questa volta anche con mia moglie. Non vedo già l’ora di tornare con i Dead Man Corners…. Date un’occhiata al sito della band: https://www.deadmanscorner.net/! Ciao!
Foto: Antonella Mastria
Si ringraziano Mirko Fagnocchi e Toni Campa per la disponibilità e la gentilezza