Sarah Vos racconta i Dead Horses e il nuovo album “Brady Street”
Scopriamo, in questa domenica di luglio, un energico duo folk che attraverso una grande energia riesce a proporre canzoni che fanno riscoprire l’America più profonda: i Dead Horses.
Sarah Vos e Daniel Wolff arrivano da Milwaukee e promettono di stupire anche il pubblico italiano. Proprio Sarah, inoltre, ha voluto raccontarci il nuovo album in uscita e ci ha fatto scoprire un po’ del loro mondo. Ecco cosa ci ha raccontato:
Ciao Sarah, come stai? Raccontaci i programmi per questa estate
Ciao Alessandro, stiamo andando alla grande. Pubblicheremo l’album “Brady Street” il 12 agosto! Nel frattempo, pubblicheremo nuovi singoli (il prossimo, “Days Grow Longer” uscirà il 15 luglio) e poi andremo in tour negli Stati Uniti.
Cosa dovrebbero aspettarsi i fan da questo nuovo album? C’è una canzone a cui sei particolarmente legata?
“Brady Street” è un significativo passo avanti artisticamente parlando. Sono molto entusiasta di come abbiamo catturato la giusta alchimia e della nostra crescita in questi anni. Brilliamo tutti in diversi punti di questo disco, individualmente e collettivamente. Personalmente sono molto legata al singolo “Brady Street”.
“Brady Street” è una canzone molto interessante. Come è nata l’ispirazione? Questa canzone è uscita a pezzetti e ci sono voluti mesi per finirla. Non ho mai perso la fiducia però in questo pezzo. Sembrava potesse davvero catturare uno stato d’animo, un momento, un giorno, una relazione o una fase.
Vivevo nel centro di Milwaukee e sono andata nel quartiere di Brady Street per incontrare un ex fidanzato, una persona a me molto cara. Non ci vedevamo molto da quando eravamo insieme, ma ci tengo ancora profondamente a lui.
Ci eravamo frequentati durante alcuni dei momenti più difficili delle nostre vite e, anche se ricordo di aver sentito un peso quel giorno, è stato divertente passare del tempo con lui. Abbiamo preso un caffè e abbiamo parlato aggiungendo due birre. Era una specie di reunion di una sitcom, ma era passato abbastanza tempo da chiedermi se tutto fosse andato come avevo previsto.
Condividiamo corpi con un dolore simile, entrambi siamo ancora in viaggio e lui è un uomo gentile e premuroso che cerca di creare la sua strada nel mondo come tutti noi.
Come funziona il tuo processo creativo?
Ogni canzone viene scritta davvero in un modo unico, ma in generale, il primo passo per me è una sorta di processo meditativo. Spesso trovo una breve progressione di accordi che colpisce un nervo e ispira qualcosa che è già lì.
Dopo questo punto può andare in molte direzioni diverse, ma di solito seguono le parole e le melodie. A volte tutti i versi saltano fuori e altre volte ci lavoro per mesi dopo. Successivamente, porto la canzone a Dan e lavoriamo su struttura, ritmo e qualsiasi altra idea che ha.
La pandemia ti ha ispirata in modo diverso?
Assolutamente. Fino al lockdown, siamo stati in tour senza sosta e mi sentivo vicina al burnout. A quel tempo abbiamo detto di sì a qualsiasi opportunità di suonare, ma è stato estenuante. Penso che molti musicisti in tournée si sentissero così in quel periodo.
Quando è arrivato il lockdown eravamo in Texas. Avevamo in programma altre settimane di spettacoli lungo la costa orientale: tutti cancellati.
È stato un periodo spaventoso, ma con il passare dei mesi sapevo che la pausa e il passo indietro mi avrebbero aiutata enormemente dal punto di vista artistico. Allontanarmi dai Dead Horses come progetto mi ha dato così tante prospettive su ciò che amo di esso e ciò che non funziona per me.
Possiamo sperare di vedervi in tournée in Europa?
Sì! Stiamo cercando di realizzare questo nostro sogno.
Ultima domanda: il tuo messaggio per i tuoi lettori italiani
È bello vedere che la nostra musica viene ascoltata in tutto il mondo. Una delle cose più interessanti della pandemia di Covid-19 è che l’abbiamo attraversata tutti insieme, in tutto il mondo. Ricordo di aver ascoltato medici dall’Italia nella primavera del 2020. In quel momento ho provato una così profonda compassione ed empatia per tutti voi. È incredibile che abbiamo accesso a così tanto e come gli esseri umani possano davvero unirsi.
(Alessandro Gazzera)