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Riz Story (Anyone): “Il tributo al mio amico Taylor Hawkins con The Sylvia Sessions”

riz-story-anyone-tributo-taylor-hawkins-the-sylvia-sessionsUn commosso ricordo del compianto Taylor Hawkins, ma anche la scoperta di grandi canzoni. Questo è “The Sylvia Sessions” degli Anyone e a raccontarci quello che fu un periodo memorabile è l’incredibile Riz Story.
Una storia di musica, ma anche di profonda amicizia che ha segnato la vita di entrambi. Un viaggio che siamo stati onorati di fare insieme a voi.

Ciao Riz, come stai? The Sylvia Sessions ha immediatamente suscitato grande curiosità in tutto il mondo. Cosa dobbiamo aspettarci da queste canzoni?
Il mio caro amico Taylor Hawkins è stato un membro fondatore degli Anyone insieme a Jon Davison che all’epoca suonava il basso. Questo accadeva alla fine degli anni ’80.
Durante i molti anni in cui abbiamo suonato insieme, Taylor è stato molto determinante nell’ideare il suono MAXIMUM ACID. Abbiamo fatto molte canzoni, demo e persino un intero album inedito.
“The Sylvia Sessions” è del 1993 e sono le prime registrazioni di Taylor. Non erano mai state pubblicate, ma ne ho anche addirittura di precedenti. Proprio lui mi supplicava di pubblicarle, ma non l’avrei mai fatto perché credevo che fosse un qualcosa di troppo “giovanile” e amatoriale.
Dopo settimane in cui ho pianto e mi sono sentito devastato per la sua morte ho finalmente ascoltato queste canzoni. Ho deciso che avrei restaurato, remixato e rimasterizzato questo particolare album. I fan, che sono devastati quanto me, lo potranno ascoltare ancora. Ho circa 50 canzoni nel mio caveau. È la cosa più progressiva che ha registrato e anche di gran lunga la prima.

C’è una canzone a cui sei particolarmente legato?
Sì, ho riscoperto la canzone “Mommy”. Parla di un aborto illegale andato storto e racconta il punto di vista del nascituro che ci dice che il padre era il papà della ragazza. L’aborto illegale con appendiabiti uccide alla fine sia il bambino che la madre.
Sono stato sorpreso di scoprire che stavo scrivendo una canzone del genere nel 1993 e che è così attuale oggi negli USA. Il pezzo in sé è altamente sperimentale e sono abbastanza orgoglioso del suo arrangiamento dinamico. Il suono Maximum Acid che avevamo già perfezionato a quel tempo è notevole.

Puoi raccontarci la prima volta che tu e Taylor Hawkins vi siete incontrati?
Stavo controllando il surf in Thalia Street a Laguna Beach (California). Taylor si è avvicinato a me e mi ha chiesto se fossi Chris Cornell. (ride)
All’epoca avevo i capelli lunghi e ricci. Siamo diventati amici e uscivamo insieme sulla spiaggia ogni giorno. Quando ci siamo sentiti suonare, Taylor voleva fortemente formare una band. Ero riluttante, ma ha ceduto fino a quando non ho accettato. Mi ha presentato Juano (Jon Davison) ed è nata la band.

Com’era quel periodo? Avete registrato molto insieme
Abbiamo registrato costantemente… Poi ascoltavamo e criticavamo il nostro modo di suonare. I miei ricordi di quel periodo si perdono in una foschia indotta da TCH di giornate soleggiate sulle spiagge della California meridionale. Facevamo surf e suonavamo nella band con Jon. Ero un senzatetto e stavo su una minuscola barca a vela, pescando in apnea e afferrando l’aragosta per mangiare.
Io e Taylor eravamo inseparabili. Lui mi forniva l’erba da fumare e a volte mi offriva da mangiare. Io dormivo sul suo divano. Abbiamo trascorso il nostro tempo nell’oceano. Facevamo festa, davamo la caccia alle ragazze e inseguivamo il nostro sogno di avere successo nell’industria musicale.

C’è un ricordo particolare di Taylor che vorresti condividere?
Ce ne sono tanti, ma… Un giorno Taylor mi chiamò dal lavoro chiedendomi di incontrarci a casa sua. Era molto insistente ed era su di giri per qualche motivo. Mi regalò un basso Rickenbacker 4001 nero, esattamente come quello di Geddy Lee. Ero assolutamente euforico.
Lui era capace di una grande generosità e in seguito mi regalò anche l’Acoustic 360 Bass Amp che usai nell’album “The Sylvia Sessions”. Ha insistito sul fatto che io passassi dalla chitarra al basso in modo che potessimo essere una sezione ritmica.

Tornando a te. Qual è il prossimo capitolo della tua carriera?
Dopo l’ottima accoglienza dell’album “In Humanity”, ho registrato l’album successivo. È la musica più progressiva, sperimentale e virtuosistica su cui abbia mai lavorato. Non mi interessa il successo commerciale, ma solo creare qualcosa che spinga il suono a limiti sempre più alti.

Siamo italiani. Hai qualche ricordo legato al nostro paese?
L’Italia è così bella. La bellezza dei capolavori artistici e quella naturale mozzano il fiato. E il cibo! (ride)
Spero di tornare presto.

Ultima domanda: un messaggio per i tuoi fan italiani.
Mando affetto e saluti ai miei fan italiani. Con tutto quello che sta succedendo e la ricezione di “The Sylvia Sessions” e gli ultimi 2 album si parla di un tour. Mi piacerebbe assolutamente venire in Italia per suonare qualunque musica. Vediamo cosa succede.
(Alessandro Gazzera)

 

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