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Al Museo Diocesano di Susa dal 10 luglio al 10 ottobre 2021 mostra “Il Rinascimento europeo di Antoine de Lonhy”

Aprirà dal 10 luglio al 10 ottobre 2021 al Museo Diocesano di Susa la prima sezione della mostra Il Rinascimento Europeo di Antoine de Lonhy. La seconda aprirà al pubblico a Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino dal 23 settembre 2021 al 9 gennaio 2022 e renderà disponibile ai visitatori l’intero percorso. La mostra è stata concepita e organizzata in stretta complementarietà tra i due musei.
L’esposizione, curata da Vittorio Natale per la sezione di Susa e da Simone Baiocco e Simonetta Castronovo per la sezione di Torino, punta a ricomporre la figura di Antoine de Lonhy, un artista poliedrico – era pittore, miniatore, maestro di vetrate, scultore e autore di disegni per ricami – che ebbe un impatto straordinariamente importante per il rinnovamento del panorama figurativo del territorio dell’attuale Piemonte nella seconda metà del Quattrocento. Venuto a contatto con la cultura fiamminga, mediterranea e savoiarda, fu portatore di una concezione europea del Rinascimento, caratterizzata dalla capacità di sintesi di diversi linguaggi figurativi.
Il progetto espositivo è realizzato con il sostegno della Compagnia di San Paolo, la sponsorizzazione tecnica della Società Reale Mutua di Assicurazioni e il contributo della Città di Susa.
La scelta della sede valsusina è motivata dal legame particolarmente stretto che l’artista ebbe con la Valle di Susa. L’unico documento savoiardo attualmente noto del pittore lo dice infatti abitante nel 1462 ad Avigliana. Alla Valle di Susa si legano inoltre diverse testimonianze dell’attività del pittore – come un frammentario polittico della Galleria Sabauda di Torino proveniente dalla frazione Battagliotti di Avigliana (presente in mostra a Susa) e gli affreschi dell’abbazia della Novalesa – o della sua bottega e di suoi stretti seguaci, tra cui il polittico oggi presso la Parrocchiale di Novalesa (proveniente dall’abbazia) e un ciclo di affreschi che orna la cappella della Madonna delle Grazie a Foresto (Bussoleno).
Al Museo Diocesano l’esposizione è incentrata su una quarantina di opere, alcune delle quali mai esposte al pubblico, provenienti da diverse collezioni pubbliche e private. Da una parte, la mostra focalizza lo stretto legame di de Lonhy con la Valle di Susa e con la Valle d’Aosta – dove nella collegiata di Sant’Orso del capoluogo si conservava un grandioso polittico scolpito, progettato e dipinto da Antoine per il priore Georges de Challant – dall’altra, viene evidenziata l’influenza esercitata da Antoine de Lonhy su altri artisti, fra cui pittori suoi seguaci o collaboratori e, soprattutto, scultori e plasticatori.
Durante il periodo di apertura della mostra verranno organizzati, in collaborazione con alcuni Comuni della Valle di Susa e con la Regione Valle d’Aosta, itinerari a tema, aperture straordinarie di monumenti e visite guidate, che permetteranno di evidenziare la profonda influenza esercitata sul territorio da questo artista, attivo in Borgogna, a Tolosa e a Barcellona prima di approdare nel ducato sabaudo. Ciò permette di completare il percorso espositivo con opere inamovibili custodite in monumenti normalmente poco esplorati e di valorizzare e meglio far conoscere il ricco patrimonio artistico che si conserva nel territorio delle due valli.
Il percorso della mostra si articola in cinque sezioni, allestite su progetto di Officine delle Idee.
SEZ. 1 – Le aperture europee della Valle di Susa
La posizione geografica della Valle di Susa ha sempre favorito lo scambio con i territori oltralpini, anche superando le frontiere politiche. Sono qui raccolte opere di scultura che documentano queste aperture e importazioni, tra cui una rara Madonna allattante in pietra calcarea di un artista borgognone (1430 circa) e una inedita Madonna con il Bambino lignea, in prestito da una collezione privata, entrambi provenienti da Avigliana.
SEZ. 2 – Antoine de Lonhy e la Valle d’Aosta
Sono qui riuniti tutti i numerosi elementi dipinti e scolpiti che componevano il grandioso altare della collegiata di Sant’Orso ad Aosta, oggi dispersi in varie sedi: si trattava di un altare di modello settentrionale, con una cassa contenente sculture lignee policrome sormontata dal reliquiario trecentesco del santo titolare, per i il quale Antoine de Lonhy fornisce i disegni e dipinge in prima persona le ante laterali richiudibili (alcune delle sculture sono state restaurate in occasione della mostra nei laboratori di Venaria a cura della Soprintendenza valdostana). Una pianeta della Cattedrale di Aosta ricamata per il vescovo De Prez e una miniatura proveniente da una croce della Parrocchiale di Valgrisanche documentano la particolare versatilità tecnica dell’artista borgognone.
SEZ. 3 – Antoine de Lonhy e gli scultori
La familiarità di Antoine de Lonhy con la scultura non è testimoniata solo dall’altare di Sant’Orso di Aosta. Ancora più vicino al naturalismo e al particolare modo di panneggiare mosso, soffice e voluminoso di Antoine de Lonhy è il cosiddetto Maestro del Compianto di Chivasso, autore di opere in terracotta come l’Annunciazione di Palazzo Madama, proveniente da Pinerolo, e un inedito busto di Dio Padre di collezione privata, che permette di evocare in mostra l’inamovibile Compianto del Duomo di Chivasso (capolavoro in attesa di un indispensabile restauro).
L’apertura piemontese verso il nord Europa è documentata inoltre da opere del cosiddetto Maestro della Madonna delle Nevi, probabilmente identificabile nel fiammingo Adrianus de Racort, di cui si espone anche l’opera principale da cui deriva il suo nome, appartenente alla Fondazione Accorsi-Ometto.
SEZ. 4 – Antoine de Lonhy e i grandi maestri del Ducato di Savoia
L’eco della cultura oltralpina di Antoine de Lonhy sugli artisti attivi in Piemonte fu notevolissimo. Opere del pittore borgognone (la pala Battagliotti e una Maddalena di collezione privata) sono messe a confronto con l’accensione di espressività che caratterizza una serie di quattro elementi di predella di Martino Spanzotti, prestati da un importante istituto bancario svizzero e presentati al pubblico per la prima volta.
La bottega di Antoine de Lonhy fu fucina di formazione per diversi artisti, tra cui l’astigiano Gandolfino da Roreto, rappresentato in mostra da opere giovanili come una Annunciata, parte di uno sportello di altare proveniente da Genova, e una Maddalena di collezione privata. Proviene certamente dalla bottega di de Lonhy anche l’autore dei due sportelli dipinti che chiudevano in origine l’altare in terracotta della abbazia di Vezzolano (opera del citato Maestro della Madonna delle Nevi). Gli sportelli, individuati e recuperati in occasione dei lavori preparatori della mostra e restaurati dai Nicola di Aramengo a cura della Direzione Regionale Musei Piemonte, grazie a una positiva iniziativa di crowdfunding, vengono presentati al pubblico per la prima volta.
SEZ. 5 – Antoine de Lonhy e la Valle di Susa
Alcuni frammenti di intonaco affrescato recuperati in scavi archeologici e provenienti al Museo di Novalesa permettono di evocare le grandi imprese decorative eseguite da Antoine de Lonhy per Giorgio Provana nella cappella di suo patronato e nel presbiterio della abbazia.
Probabilmente dalla Valle di Susa proviene anche la pala di sant’Agostino, prestata da un generoso collezionista privato; la struttura originaria di questo altare di Antoine, arricchito ai lati da storie del santo, oggi perdute, secondo schemi di derivazione catalana, è suggerita dalla tavola di san Nicola, proveniente dal Duomo di Susa ed eseguita da un seguace. Alla fine del Quattrocento Antoine de Lonhy con la sua bottega doveva aver segnato profondamente la Valle di Susa, come testimoniano un affresco staccato con la Pietà appartenente a Palazzo Madama, di cui si discute il riferimento ad Antoine o a uno stretto seguace, ma anche opere di artisti ancora anonimi, come l’autore di un Breviario miniato proveniente dalla Sacra di San Michele della Chiusa appartenente alla Biblioteca Nazionale di Torino.
Foto e Notizie: Ufficio Stampa Museo Diocesano di Susa

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