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Castanicoltura da frutto in Piemonte Barge 14 febbraio 2020, info

In occasione del Convegno “Castanicoltura da frutto in Piemonte”, organizzato dall’Unione Montana Barge-Bagnolo Piemonte, con il patrocinio dei Comuni di Barge e Bagnolo, venerdì 14 febbraio, a Barge, si discuterà sul ruolo strategico della coltivazione del Castagno in Piemonte. Un’attività dalle enormi potenzialità per l’agricoltura piemontese, in grado di giocare un ruolo fondamentale per la crescita economica, la tutela ambientale e la valorizzazione dei contesti paesaggistici del territorio montano.
“Iniziative come queste sono fondamentali per offrire ulteriori progettualità concrete ai comuni montani che sempre di più sentono la necessità di focalizzare l’attenzione su temi di questa natura – sostiene il Presidente nazionale dell’UNCEM, Marco Bussone -. Per la realizzazione di un sistema castanicolo è importante avere un quadro completo sul castagno, che interessi il legno, il frutto e i sistemi ecosistemici, in quanto gli obiettivi strategici nella castanicoltura da frutto riguardano la valorizzazione sia della qualità, che della quantità del prodotto. Certamente, in un’ottica di frutticoltura moderna attenta alle problematiche fitosanitarie e ambientali, la realizzazione di nuovi impianti, il recupero o la sostituzione di quelli abbandonati, il miglioramento delle tecniche colturali e di gestione del castagneto, prevedono un opportuno sostegno, non solo da parte degli enti locali, ma anche degli istituti che si occupano di ricerca applicata, come la Fondazione Agrion, e di chi possiede competenze scientifiche da mettere in campo per lo sviluppo dei territori. Oltre ad evitare spopolamento, abbandono e quindi degrado ambientale, la riconversione dei modelli produttivi non più sostenibili delle aree montane richiamerebbe anche importanti flussi di turismo, in un’ottica di sviluppo dell’economia della montagna.”
Nonostante il castagno abbia sempre occupato un ruolo preminente tra le formazioni forestali italiane per produttività, qualità, varietà degli assortimenti legnosi e presenza sul territorio nazionale, i castagneti sono sempre più minacciati da nuove emergenze fitosanitarie, che hanno ripercussioni sia a livello economico, che ambientale.
“L’Italia si pone storicamente tra i principali esportatori mondiali di castagne ma negli ultimi decenni la superficie coltivata a castagneto da frutto ha subito una pesante contrazione – spiega Gianfranco Latino, Assessore del Comune di Bagnolo e funzionario della Regione Piemonte – Direzione Agricoltura -. Ciò è imputabile a diversi fattori, tra i quali spicca la diffusione di alcuni parassiti, come il Cinipide galligeno, che hanno ripetutamente e pesantemente colpito il settore. Dall’analisi dei dati più recenti desumibili dall’anagrafe agricola regionale emerge comunque un cauto ottimismo: nel 2014, infatti, la superficie coltivata era di 3.783 ettari, mentre nel 2019 gli ettari sono aumentati a 4.063. Nello stesso periodo le aziende sono diminuite di 300 unità, ma questo non rappresenta necessariamente un fattore negativo in quanto si traduce, ovviamente, in un aumento della superficie media aziendale e quindi in un recupero di competitività. Se questa possa essere letta come un’inversione di tendenza consolidata lo si potrà stabilire solo negli anni a venire. Nel frattempo occorre che si pongano in essere strumenti efficaci a sostenere lo sviluppo di un settore certamente fondamentale per le nostre aree montane per evidenti ragioni di carattere economico, sociale, ambientale e paesaggistico. Non va dimenticato, per le stesse motivazioni, che il castagno rappresenta anche una delle specie più rappresentative del patrimonio forestale piemontese e come tale va assolutamente salvaguardato.”
“La coltura del castagno si sta trasformando da una produzione di boschi, talvolta quasi abbandonati, a una frutticoltura moderna – aggiunge Maria Gabriella Mellano, Dott.ssa del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino -. Gli impianti intensivi possono beneficiare, sebbene solo in parte, delle moderne tecniche agronomiche sviluppate su altre colture, ma il castagno resta una specie molto particolare, difficile per certi aspetti. L’aggiornamento e l’informazione risultano quindi fondamentali per evitare l’improvvisazione e garantire ottimi risultati colturali, soprattutto sul lungo termine. Durante il convegno, molti dei risultati di anni di ricerche condotte presso il Centro Regionale di Castanicoltura riguardo biodiversità, difesa, tecniche agronomiche ed aspetti economici saranno presentati al pubblico anche al fine di favorire uno sviluppo organico della coltura, in un’ottica di beneficio per l’intero settore castanicolo tradizionale e moderno.”
“Diventa sempre più importante per noi valorizzare le zone marginali del nostro territorio, recuperando i terreni per dargli nuova vita – conclude Elio Trecco, Assessore alle Politiche Agricole del Comune di Barge -. Oltre ad occuparmi di pubblica amministrazione, sono anche un produttore di castagne, pertanto ritengo che, a parte le problematiche inerenti le malattie e tutto ciò che ne consegue, una ulteriore questione da non sottovalutare riguardi la commercializzazione del prodotto. Grazie alle nuove tecniche e all’assistenza di tecnici qualificati, la produzione riesce ad essere gestita, ma occorre organizzarsi e trovare strategie anche per la promozione del consumo della castagna. In questo modo anche l’agricoltore ne trarrebbe vantaggio acquisendo del valore aggiunto.”
Il convegno proposto è aperto alla cittadinanza, pertanto tutti sono invitati a prenderne parte.
L’iniziativa è realizzata in collaborazione con Regione Piemonte, DISAFA Unito, Centro regionale di Castanicoltura, UNCEM, Fondazione Agrion, Unione Montana dei Comuni del Monviso, Unione Montana delle Valli Chisone e Germanasca, Unione Montana del Pinerolese, Tradizione delle Terre Occitane, GAL Escartons e Valli Valdesi.
Foto e Notizie: Ufficio Stampa Agrion

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