Scienza e Tecnologia

Con LOFAR Radio Galaxy Zoo, tutti a caccia di buchi neri supermassicci

Gli astronomi utilizzano i radiotelescopi per creare immagini del cosmo in banda radio, proprio come utilizzano i telescopi ottici per creare mappe con stelle e galassie. La differenza è che le immagini fatte con un radiotelescopio mostrano un cielo molto diverso. In banda radio, invece che da stelle e galassie il cielo è dominato da un’abbondanza di strutture complesse, generate da buchi neri di grandissima massa, situati nelle regioni centrali delle galassie. La maggior parte della polvere e del gas che circonda un buco nero super-massiccio precipita nel buco nero, ma parte del materiale fuoriesce e viene espulso nello spazio profondo. Questo materiale, costituito essenzialmente da elettroni e protoni, forma grandi pennacchi che viaggiano per milioni di anni luce: queste sono le maestose strutture captate dai radiotelescopi.
Il telescopio internazionale Low Frequency Array (LOFAR), gestito dall’Istituto olandese di radioastronomia (ASTRON), in collaborazione con diversi altri istituti di ricerca europei, tra cui l’Istituto Nazionale di Astrofisica, sta proseguendo la sua ambiziosa mappatura del cielo (o survey) in banda radio, mappatura che finora ha portato alla scoperta di ben 4 milioni di nuove sorgenti radio cosmiche. Diverse centinaia di migliaia di queste hanno strutture molto complicate. Così complicate che è difficile determinare a quali galassie appartengono o, in altre parole, quale è il buco nero al loro interno che le genera.
Sebbene il team internazionale di scienziati che lavorano a LOFAR sia ben nutrito, essendo composto da oltre 200 astronomi provenienti da 18 Paesi, è comunque troppo esiguo per riuscire nell’arduo compito di associare tutte le strutture radio osservate alle rispettive galassie in tempi ragionevoli, visto lo sterminato numero di sorgenti nel catalogo di LOFAR, numero che per giunta continua a salire incessantemente giorno dopo giorno. Ma dove il team di LOFAR non riesce ad arrivare, può arrivare in soccorso chiunque di noi, grazie al progetto di citizen science “LOFAR Radio Galaxy Zoo”
“Il progetto Radio Galaxy Zoo è un’iniziativa molto interessante” dice Isabella Prandoni dell’Istituto Nazionale di Astrofisica a Bologna, coinvolta in alcune delle maggiori survey radio attualmente in corso, inclusa quella svolta da LOFAR. “Da una parte aiuta ad avvicinare ai progetti radio-astronomici di prossima generazione, finanziati dalle tasse dei cittadini, una moltitudine di persone curiose ma non necessariamente competenti, che non solo hanno l’opportunità di comprendere meglio come sono stati spesi i ‘loro soldi’, ma possono addirittura sentirsi utili, sentirsi parte del progetto stesso, e quindi condividerlo e promuoverlo a loro volta. Dall’altra il progetto Radio Galaxy Zoo offre ‘mano d’opera’ preziosa in un’era in cui una delle sfide principali riguarda la mole gigantesca di nuovi dati che vengono acquisiti e che devono essere trattati e classificati, prima di poter iniziare l’analisi scientifica. La maggior parte di questi dati possono essere correttamente classificati da algoritmi opportunamente sviluppati, tuttavia una parte di essi non riesce a passare il vaglio di programmi anche molto sofisticati. È qui che con un training ad hoc semplici cittadini possono svolgere il lavoro che normalmente è svolto da esperti. Si tratta di un lavoro che beneficia della capacità del cervello umano di interpretare e analizzare visivamente sorgenti con morfologie anche molto complesse, ma che richiede conoscenze astrofisiche semplici e molto ben circoscritte. Conoscenze che certamente non sostituiscono il bagaglio culturale e tecnico di uno astronomo professionista, il quale però può iniziare il vero e proprio lavoro di analisi scientifica solo quando la classificazione effettuata con l’aiuto di computer e cittadini si conclude”.
Radio Galaxy Zoo: LOFAR fa parte del progetto Zooniverse, la piattaforma più grande e popolare al mondo che offre la possibilità a chiunque lo desideri di fare scienza. Questa iniziativa si basa sull’intervento di volontari – oltre un milione di persone in tutto il mondo – che si uniscono per assistere i ricercatori professionisti.
Foto e Notizie: Ufficio Stampa INAF

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