Cure epatite C per tossicodipendenti, le novità dalla conferenza internazionale sull’AIDS

FirmaAlla ventesima conferenza internazionale sull’AIDS a Melbourne (Australia) è stato presentato un nuovo studio sui risultati positivi ottenuti attraverso un regime farmacologico in grado di curare l’epatite C in pazienti eroinomani.

 

STUDI – L’infezione è trasmessa attraverso la condivisione di siringhe, ma una ridotta percentuale di pazienti viene curata sulla base di presunti problemi di tollerabilità, aderenza ed efficacia del trattamento.

– Tuttavia, nuovi studi hanno dimostrato che combinando due o più agenti antivirali ad azione diretta (DAAS) specifici per le diverse fasi dell’infezione, è possibile ottenere un tasso di guarigione del 90% per l’epatite C con genotipo 1.

 

LA SPERIMENTAZIONE – La sperimentazione in fase 2, ha coinvolto 38 persone in terapia sostitutiva (metadone o buprenorfina), di cui il 68% con epatite C sottotipo 1a e il restante 1b.

– La maggior parte dei partecipanti non soffriva di fibrosi al fegato, ma il 5% era ad uno stadio avanzato, tuttavia sono stati esclusi i pazienti con cirrosi epatica, epatite B o HIV.

– Tutti i pazienti sono stati trattati con una terapia combinata con ribarivin per 12 settimane, e monitorati per verificare una risposta virologica sostenuta, ovvero la negatività dell’HCV-RNA a 24 settimane dalla conclusione del trattamento.

 

RISULTATI – La terapia si è rilevata efficace con un tasso pari al 97,4%, poiché solo su un paziente il trattamento non ha avuto esito positivo. Non si sono verificati casi di ricaduta post trattamento e nessun paziente ha necessitato di un aggiustamento dei dosaggi della terapia sostitutiva.

– L’aderenza dei pazienti al trattamento è stata alta dimostrando, secondo i ricercatori, che regimi terapeutici senza interferone sono conciliabili con la terapia sostitutiva.

 

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Di Redazione

Fonte: droganews.it