Cultura e Società

Intervista a Roberto Gualdi PFM, il batterista savonese si racconta a CronacaTorino

La Premiata Forneria Marconi ha segnato indissolubilmente la storia della musica italiana con capolavori che ormai sono leggenda. Da 21 anni una delle sue colonne è il talentuoso Roberto Gualdi. Classe 1967, di Savona, è un batterista incredibile che ha collaborato non solo con diversi nomi importanti della musica italiana, ma anche con mostri sacri come Glenn Hughes e Tony Martin.
Lo abbiamo raggiunto durante il Tour della PFM in giro per il mondo ed ecco cosa ci ha raccontato:
Buongiorno Roberto e grazie per questa intervista. Come prima cosa ti chiedo: sei soddisfatto di questo tour della PFM?

Decisamente sì. L’accoglienza è ovunque affettuosa e numerosa. I viaggi sono abbastanza faticosi, una volta siamo partiti dall’hotel alle 3.00 di notte e altre volte alle 6.00, e le ore in transito sono parecchie; ma sto leggendo tanto, ascoltando tanta musica che era in attesa da tempo e osservando tanto. La compagnia poi è ottima e anche gli sbattimenti sono alleggeriti. Non potrei chiedere di meglio!
Emotional Tattoos è un album che si lega molto alla quotidianità del nostro paese. C’è un pezzo a cui sei particolarmente legato?
Non riesco a dirtene uno solo. Almeno tre.
Il Regno – Mi piace molto questo pezzo sia musicalmente, sia da suonare: per i suoi chiaro scuri dinamici e sia per il tema trattato. Non credo che l’ecologia sia un discorso da radical-chic o da hippies. Sono fermamente convinto che o cominciamo a sviluppare una consapevolezza diversa e un rispetto e amore per natura, animali ed il pianeta che ci ospita, o la razza umana sarà destinata a estinguersi, e la Terra si riprenderà comunque ciò che le appartiene.
La Danza Degli Specchi – Questo brano oltre ad essere “piacevolmente complicato” da suonare, presenta anche due letture nelle liriche. Uno svolgimento verticale che partendo da un tipico riff alla Bo Diddley racconta tutti gli stili musicali che si sono avvicendati negli anni, dal Blues al Funk, dal Rock al Prog fino ad arrivare al Rap, ed uno orizzontale che racconta come, girando per le città del mondo, la musica risulti una grande magia che accomuna tutti senza divisioni geografiche.
Freedom Square – È uno strumentale dalla tradizione della PFM e mi piace molto il fatto che in piazza della Libertà, dove le persone si incontrano per scambiarsi idee e opinioni, i musicisti si scambino pensieri musicali improvvisando liberi.
C’è un momento della tua esperienza con la PFM a cui sei particolarmente legato?Quest’anno festeggio 21 anni di PFM e i momenti sono veramente tanti: dalla prima volta che ho incontrato Franz, mio idolo d’infanzia, alla prima volta in Giappone; da un concertone del 1 Maggio davanti a una marea di gente, al primo concerto con la batteria doppia.
Detto ciò, anche questo tour americano che stiamo facendo è destinato sicuramente ad alimentare il “Dipartimento Ricordi Belli.”
Parlando di te, quali sono i tuoi progetti dopo la fine del tour?
In realtà, tornati da questo tour in America e Sud America, riprendiamo le date in Italia e alcune date in Inghilterra con la PFM.
Oltre alla PFM continuerò il tour con Roberto Vecchioni, uscirà il nuovo disco di Twinscapes, progetto strumentale originale con due bassi ed elettronica. I due “Twinscapes” sono due eccezionali bassisti e sono Lorenzo Feliciati e Colin Edwin dei Porcupine Tree.
Non posso non concludere che con i Four Tiles, il mio gruppo da 18 anni con il chitarrista di Elio e le Storie Tese Cesareo. Suoniamo cover rock nei maggiori locali, siamo amici fraterni ed è sempre una gioia.
Appena tornato da questo lungo giro, comunque, avrò anche un bel po’ di lezioni da recuperare al CPM Music Institute di Milano, in cui insegno tutte le settimane da quasi 20 anni.
Hai lavorato con tantissimi musicisti, con la stessa passione e un grande successo. Qual è il tuo segreto?
Un mio amico una volta, dopo un concerto, mi ha detto che unisco competenza e affidabilità del professionista con l’entusiasmo da cantina.
Oltre a questo posso dire che ho sempre cercato, e continuo a farlo, di mettermi in discussione e migliorare sempre; ho sempre cercato di essere coinvolto in progetti musicali che sentivo affini e con persone con cui stare bene. Ultima cosa, ho anche sempre cercato di aprire le orecchie e suonare in modo pertinente rispetto a quello che mi stava chiedendo la musica in quel momento. Per quest’ultimo aspetto è stato fondamentale ascoltare tantissima musica diversa.
Come per qualsiasi linguaggio, gli esercizi e la grammatica sono fondamentali, ma le idee e la cultura si trovano nei libri dei grandi scrittori, poeti e pensatori. Se dovessi dare un consiglio ai giovani musicisti, sarebbe proprio quello di ascoltare più musica che possono e non solo quella che amano. L’ascolto nella crescita di un musicista dovrebbe essere pratica quotidiana.
Nella tua carriera hai avuto modo di lavorare con Tony Martin e Glenn Hughes… 
Cosa ci puoi raccontare di loro? Cosa ti porti dentro di queste esperienze?
In realtà durante quelle esperienze ho avuto più modo di consolidare una grande ammirazione e amicizia per Dario Mollo, autore, produttore, sound engineer e chitarrista di quei progetti. Spesso la batteria è la prima ad essere registrata e la voce l’ultima, e non sempre c’è una grande interazione. Ho avuto comunque modo di incontrarli, e avere le loro celebri voci in cuffia non è stato male per niente.
Hai condiviso il palco anche con un artista incredibile come Lucio Dalla. C’è un ricordo particolare di lui che vuoi condividere?
Il periodo in cui ho lavorato con Dalla è stato un momento particolare e complicato della mia vita privata, e arrivare a suonare con lui è stato veramente stupendo. È stato nel 2000, e poco dopo aver iniziato il tour con lui sono finito per un mese all’ospedale. È risultato poi niente di grave, ma un mese di esami con ipotesi aperte e abbastanza serie. In quel mese mi ha sempre fatto sentire la sua presenza e il suo supporto. Uscito dall’ospedale ho passato il mese di luglio a casa sua alle Tremiti; aveva anche uno studio per registrare Luna Matana, primo disco che registravo con lui. Quel mese è pieno di ricordi bellissimi, dalla creatività in studio alle chiacchierate a cena.
Ho un ricordo veramente bello del mio lavoro isieme. Lucio Dalla è stato uno dei più grandi talenti artistici del nostro paese, poter condividere il palco con lui è stata per me una fortuna e un grande privilegio… E manca tantissimo.
Qual è stato, secondo te, il miglior album su cui hai lavorato?
Quello che devo ancora registrare.
Battute a parte, direi Luna Matana di Dalla, anche per quello che ha rappresentato per me in quel periodo. Ma sono anche molto contento del nuovo disco di Vecchioni, che uscirà dopo l’estate arrangiato e prodotto da Lucio e Fabbri, e il nuovo Twinscapes, perché in tutti e due ho avuto modo di lavorare con calma, facendo un po’ di esperimenti con suoni, timbri e giocattoli percussivi vari.
Hai la possibilità di mettere insieme una sorta di “All Star Band” per una sera… Chi vorresti insieme a te sul palco?
Questa è difficile.
Forse metterei insieme una grande Big Band con tutti musicisti meravigliosi con cui ho suonato nella mia vita, per un concerto di vago sapore Felliniano.
Oppure faccio cambio con una macchina del tempo per andare in giro a vedere concerti che ho perso, dal quintetto storico di Miles Davis con Tony Williams, ai Weather Report; dai King Crimson ’73 e 80, ai Genesis di Seconds Out, i Led Zeppelin, la Mahavisnhu Orchestra degli esordi, insomma… L’elenco è veramente lungo.
Ultima domanda: un messaggio ai tuoi fans torinesi
Oltre a mandare un grande saluto, li invito al concerto di PFM del 21 Giugno al Gru Village di Grugliasco. Tra l’altro, con la scusa di venire a vedere il concerto di Jeff Beck, ho anche in progetto una gita nella vostra bellissima città. (Alessandro Gazzera)
Foto: Orazio Truglio
Si ringrazia Roberto Gualdi per la simpatia e disponibilità

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