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Intervista a John “Rabbit” Bundrick, il racconto di una carriera da Bob Marley agli Who

pics-rab-1972-1John “Rabbit” Bundrick, storico tastierista dei The Who, è un musicista di grandissimo talento, ma anche una sorpresa continua. A CronacaTorino ha raccontato la sua carriera e i suoi progetti e non manca un messaggio anche per l’Italia
Buongiorno John e grazie per questa intervista… Come prima cosa ti chiedo: che novità ci sono sul pianeta John Bundrick?

Sto lavorando a diverse cose in questo momento. Sto incidendo il secondo album di una band in Inghilterra, anzi Galles per la precisione, chiamata Puss Puss Band. Sono un duo e dopo del tempo cercavano un tastierista e hanno chiamato me…. E io ho detto subito di sì
Inoltre sto lavorando con Mark Tucker sul mio prossimo album.
Sto facendo anche delle sessioni di lavoro online, quindi se conoscete artisti italiani che hanno bisogno di un tastierista fatemelo sapere e soprattutto ditegli che io sono disponibile!
Hai lavorato con tantissimi musicisti e sempre con un enorme successo… Qual è il tuo segreto?
Non c’è nessun segreto… Sono al posto giusto al momento giusto… È pura fortuna in realtà, non tanto talento, che ti porta dove vuoi andare nel Business Music. Johnny Nash mi ha portato a Stoccolma nel 1970, dove ho incontrato e lavorato anche con Bob Marley. Mentre a Stoccolma sono riuscito ad ottenere una sessione con gli Abba e fu davvero molto divertente!
Janne Schaffer, chitarrista degli ABBA mi diede, come intuirai, il lavoro. Janne ha anche lavorato con Johnny Nash nelle stesse registrazioni dove c’ero io e suona anche la chitarra nel mio album solista Dark Saloon.
Da Stoccolma ci siamo trasferiti a Londra, dove Nash e io siamo stati impegnati a registrare il suo album di un grande successo che solo ora posso vedere e ho registrato l’album di Bob Marley “Catch a Fire” (Island Records), con Chris Blackwell all’Helm (pazzesco!).
La Band Free si era separata quando sono arrivato, quindi Simon & Koss mi aspettavano per incontrarmi e registrare l’album (Kossoff, Kirke, Test & Rabbit) e nel mentre però continuavo a lavorare con Nash.
Durante la registrazione con KKTR, molti artisti mi avevano sentito suonare nei vari lavori che stavo facendo e quindi mi ritrovai con circa 5 sessioni al giorno per i vari artisti di Island Records e anche Micky Most, (Donovan’s Cosmic Wheel e altri vicino Londra).
I Free poi si riformarono giusto in tempo per registrare il nostro album “Heartbreaker”… Ero un ragazzo impegnato all’epoca!
Dopo il nuovo split dei Free, Paul Kossoff ha iniziato a lavorare con i miei compagni del Texas Tony Braunagel, Terry Wilson, e anche con me….
Abbiamo dato vita ad un paio di dischi con un successo limitato e poi Koss è morto sull’aereo di ritorno per la sua Inghilterra.
I Crawler continuavano ad andare avanti con Geoff Whitehorn alla chitarra ed è stato bello quello che abbiamo fatto e ci siamo divertiti. Poi, dopo alcuni, anni Pete Townshend mi a chiamato per chiedermi di unirmi ai The Who… Aveva sentito parlare di me e stava ascoltando i miei lavori e nel 1979 mi ha chiesto di entrare nella band. La favola è durata per trenta lunghi anni fino a quando Roger Daltrey mi licenziò perché “Non ero uno dei suoi musicisti, ma di Pete”… Questo significava che Pete non era più il Boss e che ora c’era Roger ad avere tutto in mano.
Hai lavorato anche con Roger Waters… Come descriveresti quell’esperienza?
È stato tutto strano, quando sono arrivato in studio loro stavano già lavorando e lui mi chiese di suonare il mio Hammond su una delle canzoni, ma era difficile per me cogliere quello che voleva.
Continuava a dirmi di suonare un pezzo solista come se non sapessi suonare un Hammond, fu davvero spiacevole.
Ho fatto il mio meglio, ma quando l’album è uscito… Beh ne sono stato contento…. Ha rimpiazzato il mio Hammond con Jeff Beck e la mia parte era suonata dalla sua chitarra… Wow…. Credo che Roger avesse pensato a lui subito…
Indubbiamente hai scritto delle pagine di storia della musica, ma qual’è il miglior album in cui hai lavorato?
Il miglior album su cui ho lavorato? Beh ce ne sono tanti. Una mia perla è stata sicuramente su una canzone di Roy Orbison “You May Feel Me Crying”.
Brian Eno l’ha prodotta e lui è un grandissimo professionista….
Com’è stato suonare con gli Who al Super Bowl?
E’ stato grandioso, ma questi spettacoli li si fa principalmente per il denaro e aumentare le vendite. Tutte le grandi band partecipano al Super Bowl, questo aggiorna la loro base di fan e aiuta a vendere nei concerti.
Non c’è ovviamente nulla di sbagliato… Si chiama marketing e quindi, come esperienza, sembrava più un giorno in ufficio.
Qual è stato il più bel momento con la band?
Ce ne sono stati davvero tanti… Eravamo come una piccola famiglia, tutti ci guardavamo le spalle a vicenda e ci aiutavamo.
Mi è piaciuto andare in posti come Tokyo e le Hawaii, ma anche in Europa e negli Stati Uniti…. Ho avuto con la band un ottimo modo per vedere il mondo.
L’Italia ha sempre amato gli Who. Che ricordi hai del nostro paese?
Bellissimi, mi piace molto il vostro Paese e penso proprio che potrei viverci…
Vorrei solo avere il fascino che gli italiani hanno e che esercitano sulle donne (ride)
C’è un musicista con cui ti piacerebbe collaborare?
Uno in particolare oggi no, ma in passato mi sarebbe piaciuto lavorare con Neil Young e Jimi Hendrix.
Progetti per il futuro?
Il mio terzo album solista “Rattle Snake While”. Ci vorrà un po’ perché sia pronto… Il produttore Mark Tucker è un uomo davvero molto impegnato.
Un messaggio per i lettori
Abbiate fortuna e state attenti in questo Mondo!
Foto: Foto concesse da John Bundrick

 

 

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