Carte da gioco piemontesi: storia e caratteristiche
Il Piemonte è tra le regioni italiane che hanno una solida presenza sportiva sul territorio grazie a grandi realtà come la Juventus, presente nel capoluogo piemontese da oltre un secolo: i bianconeri hanno infatti Torino come sede dal lontano 1° novembre 1897, anno di fondazione della squadra. In epoche molto più recenti il calcio ha trovato grande sviluppo, oltre che nei campi di periferia, anche nel mondo dei videogiochi e più nel dettaglio degli esports, cementando sempre più il legame tra giochi e sport. I giochi in questione, tuttavia, non sono solo i più conosciuti del mondo sportivo ma possono includere anche realtà che solo all’apparenza possono sembrare superare: si tratta dei giochi di carte.
Come da tradizione per quasi tutte le realtà italiane, anche il Piemonte presenta il proprio mazzo regionale, una sorta di consuetudine se si attraversa le varie regioni d’Italia: quasi tutte infatti hanno il loro mazzo, alcune di queste anzi hanno una divisione interna a seconda delle province. È il caso della Lombardia ed esempio, che al suo interno conta il mazzo bresciano, quello bergamasco e quello milanese ad esempio.
Origini delle carte piemontesi
Per quanto riguarda le carte piemontesi, sono di derivazione francese, come lo sono molti altri mazzi presenti sul territorio italiano, ma la loro origine non è in netta correlazione soltanto alla Francia ma anche al mazzo di carte genovesi. Il periodo in cui iniziarono ad entrare in circolazione, che coincide anche con le testimonianze che sono arrivate fino a nostri giorni, potrebbe attestarsi tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento. Dapprima si diffusero nelle corti nobiliari e presso l’aristocrazia, poi le carte numerali videro la loro popolarità accrescere, in virtù, forse, dall’affiancamento dei tarocchi con la loro particolare simbologia, sebbene diversi per disegno e composizione, e presero piede anche tra la gente comune.
Le carte piemontesi possono vantare un curioso primato: sono quelle con il formato più piccolo, infatti misurano 50×83 mm. Questa caratteristica le rende tra le più compatte a livello regionale. Il mazzo si compone di quattro semi, picche, cuori, fiori e quadri, per un totale di 40 carte, dieci per ogni seme. Diffusi sono anche quelli da 36 con asso, le numerali dal 6 al 10, il re, la donna ed il fante, e quello da 52, come il classico mazzo di carte anglo-francesi, jolly esclusi.
Si differenziano, rispetto ai mazzi diffusi sul territorio, per due dettagli. Il primo riguarda una ghirlanda ellittica che circonda gli assi, anche se spesso quello di cuori non la presenta. Il secondo, invece, interessa le carte raffiguranti le figure poiché re, donna e fante si presentano specchiati in orizzontale, come nei mazzi di tradizione franco-belga.
Riguardo ai giochi che si possono praticare, non differiscono da quelli che sono i più comuni in tutto il panorama italiano. Il tresette e la scopa, oltre che la briscola, restano i principali passatempi che non conoscono crisi, ma anche giochi come la Cirulla e il Trucco sono ben diffusi nel territorio regionale. A seconda del luogo in cui viene praticato, il gioco può assumere denominazioni differenti: Ciapachinze, ad esempio, è una variante della scopa leggermente più complessa.